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Cronaca

Scampia sotto shock: assolti i tre imputati della faida dopo 20 anni di attesa, un verdetto che riaccende vecchie ferite del quartiere.

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Scampia sotto shock: assolti i tre imputati della faida dopo 20 anni di attesa, un verdetto che riaccende vecchie ferite del quartiere.

#ColpoDiScenaNellaFaida: Assolti Dopo 20 Anni i Tre di Scampia, un Ribaltone che Interroga la Giustizia Napoletana

In un quartiere come Scampia, dove le storie di camorra sono intrecciate con la vita quotidiana, l’assoluzione di Raffaele Abbinante, di suo figlio Francesco e di Vincenzo Pariante non è solo un verdetto legale, ma un’eco che risuona nelle strade segnate dal sangue di vent’anni fa. Questa sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Napoli stravolge un capitolo oscuro della nostra storia locale, mettendo in discussione la solidità di un impianto accusatorio che per decenni ha definito chi fossero i veri responsabili della faida. Come cronista che ha visto queste dinamiche evolversi sul territorio, non posso fare a meno di riflettere su come questo colpo di scena rifletta le fragilità del nostro sistema giudiziario, intrappolato tra testimonianze instabili e la cruda realtà di un quartiere che paga ancora i prezzi di quella guerra.

La faida di Scampia, scoppiata nell’autunno del 2004 con il duplice omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno, ha lasciato un segno indelebile su Napoli nord. I tre uomini, accusati di aver orchestrato quell’atto che innescò il conflitto tra il clan Di Lauro e gli Scissionisti, erano stati condannati all’ergastolo in primo grado e in appello. Ma la Corte di Cassazione ha ribaltato più volte le carte, annullando le sentenze e imponendo rinvii, fino a questa assoluzione definitiva. È un percorso tortuoso che, visto da qui, dal cuore del quartiere, sembra quasi una beffa: vent’anni di processi, con decine di morti innocenti come sfondo, e ora un verdetto che cancella tutto.

Come qualcuno che conosce bene queste strade, mi chiedo quanto le incongruenze nei racconti dei collaboratori di giustizia – come evidenziato dai difensori Claudio Davino e Antonella Genovino – abbiano pesato su una verità che resta sfuggente. Queste testimonianze, pur essenziali per smantellare le organizzazioni criminali, spesso rivelano crepe che minano la fiducia della comunità. Il duplice omicidio non fu solo un delitto: segnò l’inizio di una guerra feroce, con oltre sessanta vittime in poche settimane, tra cui tanti estranei al mondo della camorra. E ora, con questa assoluzione, ci ritroviamo a interrogare non solo il passato, ma anche il presente di Scampia, dove il ricordo di quei giorni continua a condizionare la vita quotidiana.

Nel frattempo, il processo ai vertici della Scissione si è consolidato nel 2019, con condanne definitive che hanno inchiodato figure come Cesare Pagano, Carmine Pagano, Arcangelo Abete, Antonio Della Corte, Angelo Marino, Gennaro Marino, Ciro Mauriello ed Enzo Notturno all’ergastolo. Altri, come Rito Calzone, Roberto Manganiello, Francesco Barone e Ferdinando Emolo, hanno ricevuto 21 anni, mentre Raffaele Amato, il noto “‘a vecchiarella”, è stato condannato a 20 anni. Queste pene, confermate, sottolineano come la faida non sia stata un evento isolato, ma una frattura che ha ridefinito il potere criminale nell’area. Eppure, per Abbinante padre, il figlio e Pariante, l’assoluzione arriva come un contrappeso, invitandoci a riflettere su come la giustizia, qui a Napoli, possa variare a seconda delle prove.

Determinante per ricostruire gli eventi fu il contributo dei pentiti, tra cui Luigi Secondo, che illustrò le motivazioni dietro l’omicidio. “Uccidendolo – riferì il pentito – ritenevano che Paolo Di Lauro, allora latitante, sarebbe tornato a prendere il comando”. Queste parole, pronunciate in aula, dipingono un quadro di strategie interne che miravano a riorganizzare il controllo, ma che invece scatenarono il caos. Da un punto di vista locale, è impossibile non commentare come tali rivelazioni, pur utili, abbiano alimentato un ciclo di violenza che ha travolto intere famiglie, lasciando Scampia in uno stato di perenne instabilità.

Oggi, con queste assoluzioni, la faida di Scampia rimane l’atto fondativo della camorra più cruenta degli ultimi decenni a Napoli. Ha alterato la geografia del potere, mietendo centinaia di vittime – donne, ragazzi, innocenti – e lasciando una eredità di sfiducia. Come giornalista del territorio, vedo in questo verdetto non solo una chiusura processuale, ma un invito a riflettere sulle lezioni apprese: la lotta alla camorra deve essere solida, oltre le ombre delle testimonianze, per garantire che quartieri come il nostro non siano condannati a rivivere il passato. #Scampia #FaidaNapoli #GiustiziaReale

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