Cronaca
Scampia, ennesima fuga pericolosa: 14enne si getta da scooter in corsa durante inseguimento.
Fuga spericolata a Scampia: quando i ragazzi scelgono la strada sbagliata invece dei banchi di scuola #Napoli #Scampia #GiovaniInPericolo
A Scampia, uno dei quartieri più complessi di Napoli, un normale pomeriggio si trasforma in un’incredibile caccia all’uomo su due ruote, dove due ragazzini di 14 anni decidono di sfidare l’autorità in un mix di imprudenza e disperazione che racconta tanto delle nostre strade. Come cronista locale, che vede ogni giorno come la vita qui si intrecci con le sue ombre, non posso fare a meno di riflettere su come episodi del genere non siano solo fughe, ma segnali di un disagio più profondo, radicato in un territorio dove le opportunità scarseggiano e il rischio diventa un gioco per noia o necessità.
Immaginate una pattuglia dei Carabinieri della Sezione Radiomobile che sta controllando via Ciccotti, una strada come tante in questo quartiere, piena di vita e di insidie. All’improvviso, incrociano uno scooter da 125 cc senza targa, guidato da due giovanissimi che, sommando le età, non arrivano nemmeno a trent’anni. È un dettaglio che grida all’illegalità, ma che qui non stupisce più di tanto: in zone come Scampia, gli scooter senza documenti sono un fenomeno fin troppo comune, spesso legati a piccole bravate o a contesti familiari complicati.
Invece di fermarsi all’ordine dei militari, il conducente – un quattordicenne con il casco – accelera di scatto, avviando una fuga a tutta velocità. Accanto a lui, l’altro ragazzo, anch’esso di 14 anni e senza protezioni, si aggrappa come può, esponendosi a un pericolo inutile. Come giornalista del posto, mi chiedo: cosa spinge questi adolescenti a una scelta così avventata? Forse è l’adrenalina che sostituisce la routine di una vita limitata, o magari è il riflesso di un ambiente dove le regole sembrano lontane, e l’evasione è l’unico svago accessibile.
La corsa diventa un’autentica follia tra le vie strette di Scampia, con zigzag improvvisi che mettono a repentaglio non solo loro, ma anche pedoni e altri veicoli. E qui, il dramma raggiunge il culmine: nel tentativo di seminare i Carabinieri, il passeggero senza casco si getta dallo scooter in movimento, rotolando sull’asfalto in un gesto estremo e sconsiderato. I militari, con il giusto senso del dovere, interrompono l’inseguimento per prestare soccorso, e per fortuna il ragazzo se la cava con qualche graffio e un sacco di paura.
Poco dopo, anche il conducente si arrende, fermandosi a pochi metri di distanza, forse resosi conto del casino che ha combinato. I Carabinieri non perdono tempo: bloccano entrambi i minorenni, che ora affrontano le conseguenze, tra una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale e il sequestro dello scooter, trasformato in prova. Non ci sono manette per dei quattordicenni, solo un richiamo formale – ma severo – prima di affidarli ai genitori. Tornano a casa con una macchia sulla fedina e, si spera, una lezione che li aiuti a crescere.
Come chi vive e respira queste dinamiche quotidiane, non posso ignorare il lato sociale di questa storia. Scampia non è solo un luogo di fughe spericolate; è un quartiere dove la gioventù lotta contro la mancanza di alternative, tra scuole sottofinanziate e un’economia informale che alletta più di un futuro incerto. Episodi come questo non fanno che rafforzare il bisogno di interventi reali, per trasformare la rabbia in opportunità e le strade in percorsi di rinascita. Altrimenti, rischiamo di vederne ancora, e non solo come cronaca, ma come un fallimento collettivo.
