Cronaca
Sant’Arpino alle prese con l’emergenza rifiuti: Carabinieri sigillano cumulo da 10 tonnellate, un problema che persiste nel territorio. (85 caratteri)
#EmergenzaRifiuti a Sant’Arpino: Dieci tonnellate di scempio sequestrate, un altro schiaffo all’ambiente locale
In un territorio come il nostro, dove la bellezza dei campi e la tenacia della comunità sono messe a dura prova da chi preferisce il facile guadagno al rispetto per l’ambiente, ecco che spunta un’altra discarica abusiva a Sant’Arpino. Questa volta, i Carabinieri locali hanno messo i sigilli a un cumulo di rifiuti che grida vendetta: dieci tonnellate di pneumatici logori, rifiuti urbani e materassi accatastati come un trofeo dell’incuria. Non è solo un problema di sporco, è un sintomo di come, qui in provincia di Caserta, la lotta contro l’illegalità ambientale sembri una partita infinita, dove i veri vincitori sono sempre i furbetti.
Come cronista che vive e respira queste strade, devo dire che l’operazione dei militari non è stata una sorpresa. Lungo via Astragata, un’area che molti di noi conoscono bene per i suoi campi coltivati e la sua vicinanza ai centri abitati, si è materializzato un mostro alto quanto un palazzo di due piani: 25 metri cubi di rifiuti speciali non pericolosi, certo, ma pur sempre un’offesa al decoro e alla salute pubblica. I Carabinieri, con il loro solito zelo, hanno sigillato il sito come se fosse una scena del crimine – e in fondo lo è, un crimine contro il nostro territorio. L’Ufficio Tecnico comunale è stato prontamente informato, e contro ignoti è scattata l’accusa di gestione non autorizzata di rifiuti, un reato che, secondo il codice ambientale, potrebbe portare pene salate. Ma qui, tra le pieghe della burocrazia e l’ombra della notte, ci chiediamo: quanti di questi “ignoti” sono proprio i nostri vicini, quegli stessi che preferiscono scaricare tonnellate di immondizia in periferia piuttosto che pagare lo smaltimento legale?
Le indagini ora puntano a smascherare i responsabili, e non posso fare a meno di riflettere su quanto questo episodio sia il riflesso di una piaga più vasta. Nella provincia di Caserta, dove l’emergenza rifiuti è cronica, casi come questo non sono isolati; sono la norma, un business sotterraneo che avvelena terreni e sfiduci la comunità. Pensateci: ogni cumulo abbandonato è un colpo alla nostra economia locale, alle nostre coltivazioni e al turismo che speriamo di attrarre. È ironico, no? Mentre le istituzioni provano a stringere il giro di vite, sempre più predoni dell’ambiente approfittano della periferia per nascondere i loro “fardelli”. Come giornalista del posto, vedo questa storia non solo come un fatto di cronaca, ma come un campanello d’allarme: se non interveniamo con più controlli e coscienza collettiva, rischiamo di affogare nei nostri stessi rifiuti.
In fondo, episodi del genere riaccendono i riflettori su un’emergenza che non può più essere ignorata. I Carabinieri di Sant’Arpino meritano un plauso per aver colpito duro, ma la vera domanda è: quanto ancora dovremo aspettare per vedere un cambiamento reale? Qui, tra le nostre vie, la battaglia per l’ambiente è anche una battaglia per il futuro della nostra terra.
