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Cronaca

Santa Maria Capua Vetere, controlli scoprono cibo non tracciato e lavoro in nero: multa da 12.500 euro, un altro avvertimento per la legalità locale.

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Santa Maria Capua Vetere, controlli scoprono cibo non tracciato e lavoro in nero: multa da 12.500 euro, un altro avvertimento per la legalità locale.

Blitz dei Carabinieri a Santa Maria Capua Vetere: Tolleranza zero contro rischi per la salute e sfruttamento

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In una terra come la Campania, dove la passione per il cibo e il commercio è parte dell’anima quotidiana, i recenti controlli dei Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere ricordano con forza quanto sia fragile l’equilibrio tra tradizione e rispetto delle regole. Questa operazione, condotta con il supporto essenziale del Nucleo Ispettorato del Lavoro e del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità di Caserta, ha esposto un quadro allarmantemente familiare: attività commerciali che mettono a repentaglio la salute pubblica e sfruttano chi ci lavora, in una zona dove le famiglie contano su questi servizi per la vita di tutti i giorni. Come cronista locale che vive queste dinamiche, non posso fare a meno di riflettere su come tali episodi non siano solo violazioni, ma segnali di un tessuto sociale che va rinforzato, per evitare che la routine diventi un pericolo.

Il bilancio dell’operazione è pesante e emblematico: sequestri di beni, denunce, una chiusura immediata e sanzioni amministrative che superano i 12.000 euro. Parliamo di interventi mirati che, nel nostro territorio, evidenziano un problema ricorrente – l’incapacità di alcuni operatori di allinearsi a standard minimi di igiene e diritti lavorativi. È un campanello d’allarme per la comunità: quante volte, comprando un pasto o della frutta al mercato, ci siamo fidati ciecamente, ignorando i rischi nascosti dietro a un’apparente normalità?

Prendiamo il caso del ristorante ispezionato: i militari del NAS hanno trovato locali con gravi carenze igienico-sanitarie e strutturali, del tutto inadatti per la preparazione di cibi. Ancora più preoccupante, era stato allestito un deposito di alimenti completamente abusivo. L’ispezione ha condotto al sequestro di circa 100 chilogrammi di prodotti come carni e formaggi, tutti sprovvisti della documentazione di tracciabilità necessaria. Questo non è solo un’infrazione burocratica, ma un vero pericolo per i cittadini di Santa Maria Capua Vetere e dintorni, dove il cibo è al centro della socialità. Come chi vive qui sa bene, un piatto mal gestito può trasformarsi in un’emergenza sanitaria, e la sanzione di 3.500 euro al titolare sembra quasi un invito a una maggiore responsabilità, in un contesto dove la competizione tra locali è feroce e le scorciatoie sono tentatrici.

I problemi non si sono limitati al settore alimentare. Nei controlli a un fruttivendolo locale, il Nucleo Ispettorato del Lavoro ha scoperto una situazione di sfruttamento evidente: il titolare è stato denunciato per aver assunto un lavoratore straniero completamente “in nero” e privo di permesso di soggiorno, violando anche l’obbligo di sottoporre i dipendenti alle visite mediche. Tali irregolarità, che portano alla sospensione dell’attività e a sanzioni per 9.000 euro, non sono isolati aneddoti; riflettono una piaga sociale nel nostro territorio, dove l’economia informale spesso maschera precarietà e disuguaglianze. Come giornalista immerso in queste realtà, mi chiedo: quante storie di lavoratori sfruttati rimangono nell’ombra, e come possiamo, come comunità, premere per controlli più frequenti che tutelino non solo i consumatori, ma anche chi contribuisce al tessuto economico locale?

Non è tutto: l’operazione ha toccato anche la sfera della giustizia minorile, con l’esecuzione di un’ordinanza che ha aggravato la misura cautelare per un 17enne di Napoli. Il ragazzo, già in una comunità per precedenti violazioni, è stato trasferito all’Istituto Penitenziario Minorile di Nisida a causa della sua insistente inosservanza degli obblighi. In un’area come la nostra, segnata da sfide sociali per i giovani, questo intervento evidenzia come il sistema di reinserimento non sempre funzioni, lasciando spazio a recidive che pesano su tutta la società. È un promemoria crudo: la legalità va insegnata e sostenuta fin dalle basi, per evitare che le nuove generazioni si perdano nei vicoli delle nostre città.

In totale, i controlli hanno identificato 63 persone e verificato 41 veicoli, dimostrando un presidio territoriale capillare e necessario. Operazioni come questa non sono solo reazioni a illeciti, ma un impegno costante per la sicurezza che, da questi parti, deve evolversi in un dialogo più ampio tra istituzioni e cittadini. Qui, dove ogni strada racconta storie di resilienza e lotta, è chiaro che tollerare l’illegalità significa minare le fondamenta della nostra comunità. Solo con vigilanza condivisa possiamo aspirare a un territorio più sano e giusto.

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