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Cronaca

Qui in città, per il rapimento Gagliotta: procura chiede 150 anni a boss Rullo e complici.

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Qui in città, per il rapimento Gagliotta: procura chiede 150 anni a boss Rullo e complici.

#NapoliGiustiziaAlBivio: Il processo al clan Contini incalza con richieste di 150 anni di carcere per i sequestratori

Mentre Napoli lotta contro le ombre della sua malavita, il processo contro la fazione del clan Contini sta per chiudersi con una richiesta di pene severissime, un monito forte contro le violenze che infestano i nostri quartieri. Come cronista locale, vedo in questo caso non solo un capitolo giudiziario, ma un riflesso crudo delle dinamiche criminali che da decenni avvelenano il tessuto sociale della città, dove il potere delle cosche si intreccia con la vita quotidiana, lasciando ferite profonde che tardano a rimarginarsi.

In aula, l’atmosfera si è trasformata in un gelo palpabile quando il pubblico ministero Alessandra Converso della Direzione Distrettuale Antimafia ha invocato una risposta decisa contro il leader Nicola Rullo, noto come “’o nfamone”, e i suoi accoliti. La sua arringa è stata un colpo sferzante, chiedendo condanne per un totale di 150 anni di reclusione, un vero tentativo di smantellare i vertici di questo gruppo criminale radicato nel Vasto-Arenaccia. Da napoletano che conosce bene queste strade, so quanto queste organizzazioni si nutrano del silenzio e della paura della comunità: questa richiesta non è solo giustizia, è un segnale che forse, finalmente, stiamo rompendo quel circolo vizioso.

La procura ha ricostruito con precisione le colpe degli accusati, spingendo per il massimo della pena – 20 anni ciascuno – per chi ha orchestrato e eseguito il rapimento. Nessuno sconto per coloro che, secondo le indagini, hanno pianificato e inflitto sofferenze a Pietro e Carlo Gagliotta, due imprenditori intrappolati in un vortice di violenza. Il dibattimento, che coinvolge alcuni dei nomi più pesanti della criminalità partenopea, riprenderà a dicembre per le difese, ma già si respira un’aria di inevitabile resa dei conti.

Al cuore della vicenda rimane l’incubo vissuto il 26 e 27 settembre 2024, scatenato da un presunto debito di 375mila euro che la cosca voleva riscuotere per conto di Marcello Madonna. La trappola scattò in un appartamento di via Nuova del Campo, a Poggioreale – un quartiere che, come tanti a Napoli, è un crocevia di legalità e illegalità –, dove Pietro Gagliotta fu attirato con l’inganno, derubato e sottoposto a un pestaggio brutale. La crudeltà raggiunse il culmine con l’arrivo di Nicola Rullo: armato di martello e sampietrino, il capo avrebbe aggredito la vittima con minacce di morte. L’orrore si estese quando anche Carlo Gagliotta arrivò, venendo colpito al petto con un martello. In quel covo, gestito da Assunta Giuliani, c’erano altri affiliati come Gabriele Esposito, Salvatore Pisco e Armando Reginella, mentre complici esterni tenevano d’occhio la situazione.

Le vittime, ridotte in condizioni disperate e coperte di sangue, furono poi spostate a Castel Volturno, nel complesso Parco Fontana Bleu, per cure improvvisate prima del rilascio. L’incubo finì solo alle 1:30 di notte davanti all’ospedale Fatebenefratelli, dove i due uomini furono abbandonati dai rapitori. A un anno di distanza, questa storia non è solo un fatto di cronaca; è un promemoria delle cicatrici che la camorra lascia sulla nostra terra, dove il business illecito prospera e le famiglie pagano il prezzo più alto. Come chi vive qui sa bene, questi episodi non sono isolati: minano la fiducia nel futuro, scoraggiano gli investimenti e rafforzano il controllo delle cosche sui quartieri più vulnerabili.

Ecco le pene richieste dalla Direzione Distrettuale Antimafia per i dieci imputati, un elenco che suona come una sentenza anticipata sulla decadenza di un sistema criminale:

  • 20 anni – Nicola Rullo
  • 20 anni – Giuseppe Moffa
  • 20 anni – Gabriele Esposito
  • 20 anni – Carlo Di Maio
  • 20 anni – Salvatore Pisco
  • 15 anni – Ciro Carrino
  • 15 anni – Giovanni Giuliani
  • 15 anni – Armando Reginella
  • 14 anni – Maria Rullo
  • 4 anni e 6 mesi – Assunta Giuliani

In questa Napoli che resiste, il verdetto finale potrebbe segnare un passo verso la rinascita, ma solo se la comunità continua a denunciare e a pretendere un cambiamento reale. La battaglia contro la camorra è lunga, ma storie come questa ci ricordano che non possiamo arrenderci.

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