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Cronaca

Per Napoli-Atalanta, divieto biglietti ai tifosi lombardi e residenti in Germania: ennesima misura per tutelare l’ordine in città?

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Per Napoli-Atalanta, divieto biglietti ai tifosi lombardi e residenti in Germania: ennesima misura per tutelare l’ordine in città?

Stadio Maradona blindato per Napoli-Atalanta: Sicurezza al primo posto, ma a che prezzo per i tifosi? #NapoliAtalanta #CalcioNapoli #OrdinePubblico

Qui a Napoli, dove il calcio non è solo uno sport ma un battito del cuore cittadino, la notizia del divieto d’accesso allo stadio Maradona per i tifosi residenti in Lombardia e in Germania ha riacceso i soliti dibattiti su come bilanciare passione e precauzioni. Siamo di fronte a una misura drastica, decisa dal Prefetto di Napoli, Michele di Bari, in coordinamento con il Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive e la Questura locale, per la partita SSC Napoli contro l’Atalanta in programma il 22 novembre 2025. Non è una sorpresa, visto che le autorità hanno segnalato un alto rischio per l’ordine pubblico, ma come napoletano che vive queste dinamiche ogni giorno, mi chiedo se stiamo esagerando o se è l’unico modo per tenere a bada le tensioni.

La restrizione è chiara: niente biglietti per chi risiede in Lombardia, a eccezione di quei pochi fortunati con una tessera di fidelizzazione della SSC Napoli sottoscritta prima del 10 novembre 2025. E lo stesso vale per i residenti in Germania, una scelta che potrebbe richiamare alla mente vecchie rivalità, come quelle con squadre tedesche che hanno fatto discutere in passato. Da queste parti, sappiamo bene come le partite contro squadre del nord Italia possano accendere gli animi – pensiamo alle storiche sfide con l’Atalanta, dove il tifo si mescola a orgoglio territoriale – e ora si aggiunge questa sfumatura internazionale, che rende tutto più complicato. Le autorità insisteranno sul fatto che si tratta di misure preventive per proteggere tutti, dai tifosi ai cittadini, e per evitare che una giornata di sport si trasformi in un potenziale caos.

Ma riflettiamoci un attimo: è davvero necessario chiudere le porte a intere categorie di appassionati? Napoli è una città che vive di emozioni collettive, e limitare l’accesso in questo modo potrebbe alienare proprio quei fan che vogliono solo godersi la partita. Le istituzioni locali, che conoscono bene le strade affollate e le piazze vibranti del nostro territorio, sottolineano che il divieto non mira a punire nessuno, bensì a garantire una “regolare fruizione della manifestazione sportiva”. Eppure, come cronista che cammina per questi quartieri ogni giorno, vedo il rovescio della medaglia: queste regole potrebbero rafforzare il senso di divisione, alimentando discussioni sui social e nei bar, dove la gente si domanda se la sicurezza stia diventando un pretesto per controllare troppo.

Alla fine, in una città come Napoli, dove il calcio è un rituale sociale che unisce più di quanto divida, spero che queste precauzioni servano davvero a evitare problemi, permettendo ai veri appassionati di celebrare la partita in pace. Quel che è certo è che, mentre ci avviciniamo al 22 novembre, il dibattito sulla gestione delle folle continuerà a rimbombare per le vie, ricordandoci che dietro ogni divieto c’è una comunità che deve trovare il suo equilibrio.

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