Cronaca
Nella Napoli della solidarietà, don Mimmo Battaglia condivide il pranzo alla mensa del Carmine per la Giornata mondiale dei poveri.
#NapoliControLIndifferenza: La IX Giornata dei Poveri come ponte di fraternità in una città che lotta contro le sue ombre
In una Napoli che conosce fin troppo bene le disuguaglianze, la IX Giornata Mondiale dei Poveri si presenta non solo come un evento, ma come un urgente richiamo a riscoprire l’umanità in tempi di distrazione collettiva. Qui, dove le strade raccontano storie di resilienza e precarietà, l’indifferenza non è solo un nemico astratto, ma una barriera quotidiana che separa chi ha troppo da chi ha troppo poco. Come cronista del territorio, vedo in questa iniziativa un’opportunità per scuotere le coscienze, ricordandoci che la solidarietà non è un optional, ma il collante di una comunità spesso divisa.
Domenica 16 novembre, la Basilica di Maria SS. del Carmine Maggiore si trasforma in un epicentro di azione concreta, grazie all’impegno di Caritas Napoli e dei padri Carmelitani. L’evento va oltre la mera assistenza: è un pranzo comunitario che vede il cardinale don Mimmo Battaglia sedersi fianco a fianco con chi la vita ha emarginato, un gesto che, in una città come la nostra, piena di contraddizioni, assume un valore rivoluzionario. Napoli, con le sue piaghe sociali evidenti – dalle file dei senzatetto ai quartieri dimenticati – non può permettersi di ignorare questi appelli; è un promemoria che, mentre il resto del mondo corre, noi dobbiamo fermarci e affrontare le vulnerabilità che ci circondano.
Il programma, semplice nella forma ma profondo nel messaggio, inizia con una Celebrazione Eucaristica alle 11.30 in Piazza Carmine, un momento di preghiera e riflessione per riscoprire il volto del più fragile. “Fermiamoci a guardare negli occhi chi soffre”, ha ribadito più volte Papa Francesco, e qui a Napoli, questo invito si materializza in atti tangibili. Alle 13.00, il focus si sposta nel Chiostro della Basilica, dove si condividerà un pasto tra ospiti della mensa, volontari e il cardinale, intrecciando fili di uguaglianza in un’epoca di crescenti divari sociali. Come qualcuno che vive queste dinamiche quotidiane, non posso fare a meno di commentare quanto sia ironico – e necessario – che, in una metropoli così vivace e creativa, dobbiamo ancora ricordare che la dignità non si misura con il portafoglio.
Non si tratta di un’iniziativa isolata, bensì di un ponte verso una vera inclusione. “Questa Giornata ci chiama a vedere Cristo nel fratello che busserebbe alla nostra porta”, spiega suor Marisa Pitrella, direttrice di Caritas Napoli, con una passione che rispecchia l’anima generosa della città. E prosegue: “Condividere la mensa con don Mimmo non è solo un pranzo: è la Speranza che si fa carne, un’azione che parte dall’incontro e arriva dritta al cuore. In un città come Napoli, ferita ma generosa, è il modo migliore per dire che nessuno è solo”. Queste parole, per chi come me cammina per queste strade, suonano come un campanello d’allarme: Napoli è una terra di contrasti, dove la solidarietà è radicata, ma le disuguaglianze continuano a scavare buchi. È un invito a trasformarci da semplici osservatori in protagonisti attivi, perché eventi del genere non bastano se non spingono a un cambiamento duraturo.
Mentre l’attesa per il 16 novembre cresce, con centinaia di fedeli, senzatetto e attivisti pronti a unirsi, questa Giornata rappresenta per Napoli un’occasione unica per dimostrare che la povertà non è un ineluttabile destino, ma una sfida da affrontare insieme. In una città che ha visto troppe promesse tradite, questo pranzo condiviso potrebbe essere il primo passo verso una fraternità reale, un segnale che, nonostante le ferite, siamo capaci di riscrivere il nostro futuro con gesti autentici e inclusivi.
