Cronaca
Nel carcere locale, violenze continuano: avvocati pronti a ricorrere alla Consulta per cambiare il vertice.
#GiustiziaASantaMaria: Il Cambio di Giudice nel Maxi-Processo al Carcere Scuote le Certezze del Territorio
Qui a Santa Maria Capua Vetere, dove le storie di ingiustizia e lotta per i diritti sono parte del tessuto quotidiano della nostra comunità, il maxi-processo sulle violenze nel carcere locale sta rivelando crepe nel sistema giudiziario che non possiamo ignorare. Come cronista del territorio, vedo in questo caso non solo un mero cambio di presidenza, ma un simbolo di quanto le dinamiche burocratiche possano minacciare l’essenza di un processo equo, in una zona già segnata da decenni di tensioni tra istituzioni e cittadini.
Il procedimento, che indaga sulle violenze subite dai detenuti il 6 aprile 2020, coinvolge 105 imputati tra agenti di polizia penitenziaria, funzionari del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e sanitari. Iniziato nel novembre 2022, il dibattimento era ormai in fase avanzata, con l’esame degli imputati in corso, quando la Corte di Appello di Napoli ha decretato la sostituzione del presidente del collegio. Roberto Donatiello, trasferito a Napoli, è stato rilevato da Claudia Picciotti, una mossa che i difensori degli imputati hanno bollato come un colpo alla continuità del processo. Qui da noi, dove ogni udienza è seguita con apprensione, questo cambiamento non è solo procedurale: rischia di dissipare la conoscenza approfondita del vasto materiale accumulato in quasi tre anni di udienze, alimentando dubbi su quanto davvero il sistema tuteli le garanzie difensive in casi così complessi.
Durante l’ultima udienza, tenuta dopo una pausa causata dall’astensione degli avvocati in protesta per il trasferimento di Donatiello, la nuova presidente Picciotti si è ritrovata immersa in una tempesta di richieste. I legali hanno presentato nuove istanze probatorie, potenzialmente allungando un processo già logorante per tutti, dai familiari degli imputati alle vittime. Ma è stato l’avvocato Giuseppe Stellato, difensore dell’ex comandante Gaetano Manganelli – una figura centrale in questa vicenda – a innescare la miccia più esplosiva: ha sollevato una questione di legittimità costituzionale. Al cuore della contestazione, il dubbio sulla compatibilità del cambio di presidente a dibattimento inoltrato con i principi del giusto processo e della parità delle parti, un’argomentazione che, da locale quale sono, mi porta a riflettere su come queste sostituzioni possano erodere la fiducia nella giustizia, specialmente in un’area come la nostra, dove il carcere è un’istituzione ingombrante e le sue ombre si allungano sulla vita quotidiana.
Se il collegio riterrà la questione rilevante, essa potrebbe essere rimessa alla Corte Costituzionale, ponendo sul tavolo il dibattito sulle regole per gli avvicendamenti in processi di lunga durata. Per la difesa, questo mutamento mina la continuità nella valutazione delle prove e le garanzie degli imputati, un punto che non posso non commentare con realismo: in un territorio come Santa Maria Capua Vetere, dove la memoria delle violenze del 2020 è ancora viva e le comunità chiedono accountability, ogni slittamento rischia di perpetuare un senso di impunità o, peggio, di ingiustizia. Parallelamente, gli avvocati hanno inoltrato una richiesta di accesso al provvedimento che ha disposto il trasferimento di Donatiello, da esaminare entro fine anno, lasciando il processo in un limbo che bilancia le esigenze organizzative della giustizia con la tutela dei diritti.
In fondo, questa vicenda è un specchio delle sfide che affrontiamo ogni giorno qui: un invito a interrogarsi su come rendere la macchina giudiziaria più resiliente e vicina alle persone. Mentre il dibattimento resta sospeso, la nostra comunità osserva, sperando che equilibrio e trasparenza prevalgano.