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Cronaca

Napoli, vendetta d’onore nei Quartieri: catturato il giovane killer “sfuggito fino all’ultimo”

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Napoli, vendetta d’onore nei Quartieri: catturato il giovane killer “sfuggito fino all’ultimo”

#NapoliNonDimentica: Catturato l’ultimo anello della vendetta tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli

Nei dedali ombrosi di Napoli, dove l’onore è una lama a doppio taglio e la camorra tesse la sua ragnatela invisibile, i carabinieri del Nucleo Operativo hanno finalmente chiuso il cerchio su un episodio di violenza che ci fa riflettere su quanto poco sia cambiata la nostra città. Parliamo dell’arresto di un 17enne, già noto alle cronache per altri guai, che ora si aggiunge alla lista dei responsabili di un tentato omicidio con sfumature mafiose. Come qualcuno del quartiere mi ha confidato, “qui l’onore si lava col sangue, ma a pagarne il prezzo sono sempre i più giovani, intrappolati in un ciclo che non perdona”.

Questo colpo della giustizia arriva a due mesi dall’attacco che ha fatto tremare il cuore di Napoli, un raid punitivo nato da un affronto digitale: un video intimo della figlia di un boss locale, Salvatore Percich, finito online per mano del suo fidanzato, I.C. Nella nostra realtà napoletana, dove i social amplificano ogni screzio e la privacy è un miraggio, questo gesto ha innescato una spirale di vendetta che ricorda le vecchie storie di camorra, ma con un twist moderno e tecnologico. Io, che vivo questi quartieri, vedo come questi “codici d’onore” non siano altro che relitti di un passato che ci ostiniamo a coltivare, lasciando che i nostri giovani diventino pedine in giochi più grandi di loro.

La scena si è svolta in quei vicoli affollati vicino via Toledo, dove la vita quotidiana si mescola al pericolo. I.C. e il suo amico Umberto Catanzaro, un 23enne appassionato di calcio dilettantistico che sognava di emergere dai campi polverosi della periferia, erano a bordo di una Smart fortwo quando sono stati assaliti. Cinque uomini incappucciati e armati hanno aperto il fuoco in pieno giorno, trasformando una strada viva in un campo di battaglia. I.C. se l’è cavata con ferite superficiali, ma Catanzaro, padre di una bimba piccolissima e stella nascente del pallone locale, è stato colpito al torace e all’addome. Trasferito al Cardarelli – quell’ospedale che, ahimè, conosce fin troppo bene le ferite da strada – lotta ancora oggi per la vita. “È un miracolo se respira”, sussurrano i medici ai parenti, mentre la madre di Umberto, con gli occhi gonfi di lacrime, ripete con rabbia: “Mio figlio non c’entrava niente, era solo al posto sbagliato”. Parole che echeggiano nei nostri vicoli, un’amara critica a come l’innocenza venga travolta dal fuoco incrociato della malavita.

Il ragazzo arrestato, un minorenne con un volto segnato da una vita già troppo dura, non ha nemmeno premuto il grilletto: è arrivato in ritardo, come un ritardatario a una festa macabra. Si era travestito con un complice in un bed & breakfast gestito da una figura legata al clan – uno di quei nascondigli anonimi che pullulano nei nostri vicoli, dove il crimine si mimetizza tra il quotidiano. Aveva coperto la targa dello scooter con del nastro adesivo, pronto a unirsi all’assalto, ma il tempismo gli ha giocato un brutto scherzo: quando è arrivato, gli spari erano finiti, le vittime giacevano a terra e la folla urlava nel caos. Gli altri quattro del commando, tutti maggiorenni con un curriculum di estorsioni e spaccio, erano già dietro le sbarre da giorni, grazie a una caccia che ha esposto le crepe della loro organizzazione.

Come cronista di queste strade, non posso fare a meno di riflettere su quanto questa storia sia un specchio distorto della nostra Napoli: una città che aspira a rinascere con il suo folklore e la sua vitalità, ma inciampa ancora nei retaggi di un onore malinteso. Umberto Catanzaro, dal suo letto d’ospedale, simboleggia tutti quei giovani che sognano un futuro pulito, ma si trovano invischiati in vendette che non gli appartengono. È un promemoria per noi tutti: finché non affrontiamo le radici di questa cultura del sangue, continueremo a pagare un prezzo troppo alto. La giustizia ha fatto un passo avanti, ma la vera sfida è cambiare le storie che si scrivono nei nostri quartieri.

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