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Cronaca

Napoli, la metro si reinventa: arriva la “bocca” di Anish Kapoor a Monte Sant’Angelo, un tocco d’arte tra i soliti ritardi quotidiani.

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Napoli, la metro si reinventa: arriva la “bocca” di Anish Kapoor a Monte Sant’Angelo, un tocco d’arte tra i soliti ritardi quotidiani.

#MetroArteNapoli: La bocca di Anish Kapoor inghiotte la routine quotidiana nella nuova stazione di Monte Sant’Angelo! #NapoliUnderground #ArteInMovimento #Linea6

Immaginate di scendere in metropolitana e ritrovarvi non in un banale tunnel, ma in un ventre artistico che risveglia la città intera. A Napoli, dove ogni angolo racconta una storia millenaria, la stazione di Monte Sant’Angelo sulla Linea 6 – inaugurata ufficialmente lunedì 10 novembre – trasforma il semplice tragitto in un’avventura surrealista, grazie all’intervento dell’artista internazionale Anish Kapoor. Come un vero napoletano che vive queste dinamiche quotidiane, non posso fare a meno di riflettere su come questo progetto non sia solo un passo avanti per i trasporti, ma un’iniezione di poesia in una rete urbana spesso sovraccarica e caotica.

Realizzata dal gigante italiano Webuild per conto di EAV (Ente Autonomo Volturno), questa stazione si inserisce nel vasto puzzle infrastrutturale del Sud, con Webuild impegnato in appalti da circa 15 miliardi di euro, tra cui 14 fermate sulla metropolitana napoletana. Qui, nel cuore di un’area come Rione Traiano – dove il traffico è un mostro quotidiano che soffoca le strade e i nervi dei residenti – Monte Sant’Angelo non è mera funzionalità, ma un ponte tra arte e vita reale. Pensateci: in una città dove le code automobilistiche sono l’incubo peggiore, questa nuova fermata promette di alleggerire il peso, collegando seamless con la Circumflegrea e rendendo Montesanto un hub vitale, con link facili al centro storico via Cumana, alla funicolare per il Vomero, e alle Linee 1 e 2 verso Piazza Dante e Toledo.

Al centro di tutto, le due imponenti installazioni di Kapoor – una al campus dell’Università Federico II, l’altra nel quartiere – dominano gli ingressi con le loro forme gigantesche, simili a bocche spalancate che “inglobano” i passanti in un flusso immersivo. “Queste opere non sono decorazioni: sono portali che sfidano la percezione, trasformando il transito quotidiano in un rituale”, come ha sottolineato un portavoce di Webuild, catturando l’essenza di un artista che da Chicago a Londra ha sempre giocato con il vuoto e l’infinito, ora adattato al caos vulcanico di Napoli. Da locale, mi chiedo: è davvero possibile che queste sculture cambino il modo in cui vediamo il nostro quotidiano? In una metropoli dove l’arte di strada è già parte del DNA, Kapoor aggiunge un tocco dark e magnetico, elevando stazioni come Toledo – già leggenda mondiale per il suo design sotterraneo – a un livello mitico.

Sotto terra, l’atmosfera è quasi preistorica: un livello unico che si insinua dolcemente, con pareti di roccia naturale che richiamano le viscere del Vesuvio, completate da scale mobili e ascensori inclinati, un omaggio alle nostre storiche funicolari. I primi treni della Linea 6 inizieranno a correre tra Monte Sant’Angelo e Soccavo, offrendo un respiro di aria fresca in zone ad alta densità come Rione Traiano. Per i circa 30mila studenti del polo universitario, finora ai margini occidentali della città, questo significa finalmente una connessione reale con il resto di Napoli – un ponte tra campus e caos urbano che potrebbe ravvivare l’ecosistema accademico e ridurre l’isolamento. Come chi vive qui, vedo questa stazione non solo come un catalizzatore per la mobilità sostenibile, ma come una critica silenziosa al nostro stile di vita: meno auto che intasano le vie, più opportunità per riscoprire la bellezza nascosta.

E mentre la Regione Campania spinge verso un sistema di trasporti all’avanguardia entro il 2030, con EAV in prima linea, Webuild guarda già a progetti simili in Sicilia e Puglia. Ma per noi napoletani, Monte Sant’Angelo è molto di più: è un simbolo di quella energia inesauribile che ribolle sotto la superficie, trasformando l’ordinario in straordinario. In una città che ha già reso icone le stazioni con i mosaici di Sol LeWitt o le installazioni di Rebecca Horn, Kapoor ci ricorda che l’underground non è solo un mezzo per arrivare da A a B, ma un invito a fermarsi, riflettere e meravigliare – perché, alla fine, Napoli non smette mai di sorprendere, inghiottendoci e risputandoci fuori, più vivi che mai.

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