Cronaca
Napoli, la falsa medium che “parla coi defunti” e incassa soldi in dirette social, l’ennesima truffa nel nostro quartiere.
La Truffa Spirituale che Infetta Napoli: Fake Sensitivi e Cuori Fragili
Esploriamo il mondo oscuro dei finti medium napoletani che sfruttano il dolore per fare cassa online. Dai quartieri periferici della città parte un’allerta per tutti: attenzione alle promesse dall’aldilà! #NapoliReale #TruffeSocial #ProteggiamoIVulnerabili
Nel cuore pulsante di Napoli, dove la fede popolare si intreccia con le ombre del quotidiano, emerge un’altra storia di inganno che colpisce dritto al sentimento. Una donna dell’hinterland, fingendosi un ponte tra i vivi e i defunti, ha attirato centinaia di persone sui social, promettendo di ridare voce ai loro cari scomparsi. È un fenomeno che non sorprende chi, come me, vive queste strade da anni: qui, tra processioni e credenze antiche, c’è un terreno fertile per chi sa manipolare le emozioni.
Tutto inizia con un approccio apparentemente innocuo online. La sedicente sensitiva, davanti alla sua telecamera, dichiarava: “Io sono il tramite con i morti”. Queste parole, ripetute con un’aria di mistero, attiravano utenti vulnerabili, spesso in lutto, pronti ad aggrapparsi a qualsiasi speranza. Ma una volta che l’amo era affondato, scattava la trappola: interrompeva le sessioni live al culmine dell’emotività, lasciando le vittime in sospeso. Per “continuare il contatto”, esigeva donazioni in moneta virtuale, che poi si trasformavano in guadagni concreti – un meccanismo astuto che sfrutta la disperazione, rendendo il dolore un vero e proprio business.
Come racconta l’avvocato Sergio Pisani, che assiste cinque donne cadute nella rete, alcune persino dall’estero, il raggiro era ben orchestrato. Queste persone, convinte di poter parlare un’ultima volta con madri o padri scomparsi, finivano per versare somme significative, scoprendo solo dopo l’inganno. “Il quadro emerso evidenzia pericolosi casi di manipolazione emotiva finalizzata al profitto, con conseguenze particolarmente dannose per utenti fragili”, spiega Pisani, e chi conosce Napoli sa bene quanto questo sia un tasto dolente. Nella nostra città, dove il lutto è spesso condiviso in modo viscerale, con altari improvvisati e riti popolari, è facile per i truffatori come questa “medium” infiltrarsi e sfruttare la fiducia.
Ma non si fermava qui. La donna, supportata da un gruppo di moderatori, applicava pressioni continue: “Assieme a un gruppo di moderatori – afferma – esercitava continue pressioni psicologiche su chi non poteva donare quotidianamente, facendo leva sul senso di colpa e sulla paura di perdere il contatto con i propri cari defunti”. È un misto di psicologia amatoriale e spudorata avidità, che mi fa riflettere su quanto i social abbiano amplificato questi abusi locali. Qui a Napoli, dove la comunità è stretta ma anche esposta, è frustrante vedere come figure come questa si spaccino per esperte, dichiarandosi addirittura psicologhe per guadagnare credibilità. “La sedicente medium carpiva la fiducia delle persone fragili per mungerle”, aggiunge Pisani, e non posso che concordare: è un attacco mirato a chi è già ferito, trasformando la vulnerabilità in una miniera d’oro.
Questo caso non è isolato; è sintomo di un trend inquietante che sta crescendo nelle nostre piazze virtuali. Come giornalista locale, conosco bene le dinamiche: Napoli è una città di contrasti, dove la spiritualità autentica convive con opportunisti che vedono nel dolore un’opportunità. Le denunce presentate potrebbero incoraggiare altri a farsi avanti, spingendo le indagini a smascherare i flussi di denaro e le responsabilità. È tempo che la nostra comunità si unisca per proteggere chi è più debole, ricordando che non tutti i misteri vengono dall’aldilà – alcuni sono proprio qui, nelle pieghe della rete sociale. Le autorità devono agire in fretta, prima che altre storie di exploitation emotiva macchino il tessuto di questa città che amiamo, con tutta la sua complessità.
