Seguici sui Social

Cronaca

Napoli, i ladri seriali di Rolex beccati per la loro prevedibile routine abituale, un classico qui in città.

Pubblicato

il

Napoli, i ladri seriali di Rolex beccati per la loro prevedibile routine abituale, un classico qui in città.

#NapoliSgominataBandaTrasfertisti: Ladri di orologi di lusso arrestati per colpi a Milano, traditi dalla loro routine abitudinaria

In questa Napoli che sembra sempre un palcoscenico di storie ai confini tra ingegno e illegalità, due nomi noti dalle nostre strade sono finiti dietro le sbarre per una serie di rapine di orologi pregiati a Milano. È la solita danza tra chi vive di espedienti e le forze dell’ordine, con i quartieri storici come Rione Sanità e Quartieri Spagnoli che, ancora una volta, si ritrovano al centro di indagini che vanno ben oltre i confini cittadini. Qui da noi, dove la creatività è un marchio di fabbrica, questi episodi fanno riflettere su come l’abilità locale possa scivolare nel crimine organizzato, sfruttando la mobilità per colpire dove meno te lo aspetti.

Domenico Tolomelli, 37 anni, dal cuore del Rione Sanità, e Gianfranco Cecere, 47 anni, cresciuto nei caotici Quartieri Spagnoli, sono stati arrestati nelle loro abitazioni grazie al lavoro congiunto della Digos e della Squadra Mobile di Milano. Entrambi già schedati dalle forze dell’ordine, rappresentano quel tipo di criminali che gli inquirenti definiscono “trasfertisti”: individui che si spostano su tratte brevi, sfruttando la routine delle vittime e aree con scarsa sorveglianza, quasi come pendolari del malaffare. È una pratica che conosco bene, avendola vista evolversi nel nostro territorio, dove la vicinanza a metropoli come Milano fa da ponte per operazioni rapide e furtive.

Secondo le indagini, i due avrebbero colpito due volte a Viale Fulvio Testi a Milano: il 5 febbraio con il furto di un Rolex stimato attorno ai 25.000 euro, e il 12 febbraio con la sottrazione di un orologio d’epoca il cui valore è ancora indefinito. Ma non è tutto: gli investigatori hanno collegato questi episodi a un colpo precedente del marzo 2021, sempre nello stesso viale, dove a un imprenditore su una Ferrari è stato portato via un Richard Mille da oltre 200.000 euro. Questa ripetizione non è casuale; è un pattern che tradisce una professionalizzazione del reato, come se stessimo parlando di artigiani del crimine che affinano la loro arte viaggio dopo viaggio.

La tecnica usata è sempre la stessa, un copione collaudato che fa venire i brividi per la sua efficacia: due scooter in azione, con uno a fare da palo e osservatore, mentre l’altro provoca il contatto laterale con la vettura, simulando un urto allo specchietto. A quel punto, un complice scende, si finge sollecito per “verificare il danno”, e in un attimo strappa l’orologio dal polso della vittima quando abbassa il finestrino. È il “finto urto allo specchietto”, una mossa che sfrutta la distrazione e la fretta delle grandi città, ma che qui a Napoli ci fa pensare a quanto le nostre dinamiche urbane – con le strade caotiche e i motorini ovunque – rendano tali tattiche quasi native. Come cronista locale, mi chiedo quanto questa familiarità con la mobilità su due ruote, un simbolo della nostra quotidianità, stia alimentando un circuito di illegalità che si espande oltre i confini regionali.

Quello che emerge dalle indagini è una rete ben oliata: uso di appartamenti affittati con documenti di terzi, scooter intestati a prestanome senza precedenti, e trasferte pianificate per durare solo poche ore. Gli agenti hanno ricostruito tutto attraverso confronti di immagini dalle telecamere, pedinamenti e persino riprese dei due mentre rientravano in treno. Non sono dilettanti, come sottolinea la Squadra Mobile: ripetono lo stesso schema con varianti minime, scelgono bersagli “visibili” come auto di lusso in zone trafficate, e operano in coppia con ruoli precisi. È una specializzazione che, da un punto di vista locale, mi fa riflettere su come il nostro tessuto sociale – con quartieri dove l’economia informale è radicata – possa incubare queste figure, trasformando piccoli espedienti in operazioni transregionali.

E non si tratta di casi isolati; è un fenomeno più ampio che preoccupa l’Italia intera. Prendiamo l’assalto a Cesara Buonamici e suo marito a Firenze nel 2021, dove bande organizzate hanno rubato orologi come Patek e Cartier, o il colpo al pilota Charles Leclerc a Viareggio nel 2022, con un Richard Mille da 2 milioni di euro sottratto tramite distrazioni rapide. Poi c’è quel furto a Capri nell’estate del 2025, dove un nobile britannico è stato derubato in mezzo alla movida, riacendendo l’allarme sulle località turistiche che attraggono VIP e lusso. Questi episodi, dal furto “a vista” con scuse banali alla rapina con mezzi sofisticati, mostrano come il crimine si sia professionalizzato, con trasferte e basi d’appoggio che ricordano operazioni militari. Da napoletano, vedo in tutto questo un monito: le nostre bellezze e connessioni, dai vicoli ai traghetti per le isole, possono diventare esche per chi sfrutta il territorio per guadagni facili.

L’arresto di Tolomelli e Cecere non è solo una vittoria per le forze dell’ordine, ma un segnale che la collaborazione tra procure – da Milano a Napoli – è cruciale per smantellare queste reti. Qui da noi, dove la criminalità è spesso intrecciata con la vita quotidiana, episodi come questi invitano a una riflessione più profonda: come possiamo valorizzare l’ingegno napoletano senza lasciarlo scivolare nel buio del reato? È una domanda che resta aperta, mentre le nostre strade continuano a raccontare storie di resilienza e avvertimenti.

Fonte

Questo sito web non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Alcuni contenuti sono generati attraverso una combinazione di una tecnologia proprietaria di IA e la creatività di autori indipendenti.
Per contatti [email protected]