Cronaca
Napoli, De Laurentiis insiste: “Pronti i fondi per lo stadio, ma il Comune continua a temporeggiare”.
#DeLaurentiisRilancia: Il patron del Napoli sfida burocrazia e istituzioni per un nuovo stadio da sogno
Dal palcoscenico del Football Business Forum alla Bocconi di Milano, Aurelio De Laurentiis non ha risparmiato bordate contro le maglie della burocrazia italiana, riaffermando con forza il suo impegno per ridisegnare il futuro del calcio napoletano. Come cronista del territorio, abituato a veder scorrere le stagioni tra promesse non mantenute e cantieri fantasma, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo intervento riveli le solite, estenuanti lotte che bloccano lo sviluppo della nostra città. De Laurentiis, con la grinta di chi ha investito cuore e portafogli, si è offerto di coprire da solo i costi del nuovo impianto, ma la sua pazienza è al limite di fronte a ritardi che sembrano un marchio di fabbrica delle amministrazioni locali.
Il progetto, ambizioso e moderno, prevede uno stadio da 70mila posti con 100 skybox, parcheggi all’avanguardia e un intero quartiere rigenerato intorno, prendendo spunto da modelli europei come l’Emirates Stadium di Londra. “Lo stadio lo finanzio io, ma serve qualcuno sopra le istituzioni per accelerare le procedure”, ha tuonato il presidente, catturando perfettamente l’esasperazione che tanti di noi napoletani provano ogni giorno dinanzi a un sistema che inghiotte progetti prima ancora che inizino. Qui, nel Meridione, dove le infrastrutture sono un miraggio, questa proposta non è solo un affare calcistico: è una critica vivida all’immobilismo che frena l’economia locale, lasciando quartieri interi in balia del declino.
E le stoccate non si sono fermate ai numeri: De Laurentiis ha evidenziato il divario abissale negli incassi, paragonando la situazione del Napoli a quella di Inter e Milan. “Visitai l’impianto dell’Arsenal: 200 salottini, 60.700 posti e abitazioni costruite intorno per rientrare dall’investimento. In Italia, invece, siamo fermi: Inter e Milan incassano 14 milioni a partita, noi appena 3. E poi ci chiedono di comprare giocatori da 50 o 60 milioni.” Come giornalista cresciuto tra le pieghe di questa città, mi viene da commentare che questa disparità non è solo un problema di finanza sportiva, ma un riflesso più ampio delle disuguaglianze territoriali. Mentre Milano e il Nord accelerano, Napoli arranca, e la frustrazione di De Laurentiis ecoa le lamentele di commercianti e residenti che vedono nei ritardi una perdita di opportunità per il tessuto sociale.
Le critiche si sono poi concentrate direttamente sul sindaco Gaetano Manfredi e sull’assessore ai Lavori pubblici Edoardo Cosenza, accusati di mancanza di visione e competenza. “Manfredi e Cosenza non sanno nulla di calcio. Le autorità sono i peggiori nemici di questo sport. Serve flessibilità, non burocrazia.” In qualità di osservatore locale, devo ammettere che queste parole risuonano vere nelle strade di Napoli, dove la burocrazia è spesso sinonimo di inerzia, scoraggiando investimenti che potrebbero rivitalizzare aree abbandonate come quella intorno allo Stadio Maradona. È una polemica che va oltre il pallone: è un invito a una riflessione più profonda su come le istituzioni locali debbano smettere di essere un ostacolo e diventare alleati per il progresso.
Infine, De Laurentiis ha esteso la sua critica al mondo del calcio internazionale, puntando il dito contro la gestione delle nazionali e i vertici globali. “I club pagano gli stipendi, poi i giocatori tornano infortunati. Non c’è leadership, solo dirigenti che pensano al portafoglio.” Da un punto di vista locale, questa denuncia evidenzia una realtà che affligge non solo il Napoli, ma l’intero movimento calcistico italiano, dove i club meridionali pagano il prezzo più alto per una leadership assente. È un richiamo a un cambiamento sistemico, uno sprone affinché le dinamiche territoriali non restino schiacciate da interessi superiori.
In fondo, questa vicenda è un specchio della Napoli che tutti noi viviamo: piena di potenziale, ma imprigionata da lentezze che frenano il sogno di una rinascita. Se De Laurentiis riuscirà a superare gli ostacoli, potrebbe essere l’inizio di una nuova era, ma solo se le istituzioni smettono di essere parte del problema.
