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Cronaca

Mancini smorza i facili entusiasmi: “Roma-Napoli non è ancora la vera battaglia scudetto”

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Mancini smorza i facili entusiasmi: “Roma-Napoli non è ancora la vera battaglia scudetto”

Mancini frena l’entusiasmo romanista: “Prima l’Europa, lo scudetto è prematuro” #ASRoma #SerieA #Calcio

In una Roma dove il calcio è più di uno sport – è una passione che infiamma le strade e i bar – le parole di Gianluca Mancini al Coni suonano come un richiamo alla realtà. Il difensore giallorosso, fresco vincitore del Premio Beppe Viola, ha scelto di non cavalcare l’onda dell’euforia per la leadership in classifica, preferendo un approccio misurato che rispecchia il pragmatismo di chi vive il territorio giorno per giorno.

Qui, tra i tifosi che sognano già titoli e feste, Mancini ha voluto sottolineare il sudore dietro ogni vittoria, ricordandoci che il successo non è mai casuale. “Se siamo primi oggi è per merito, le partite ce le siamo sudate tutte”. È un’affermazione che, da un locale come me, fa eco alle storie di quartiere, dove i traguardi si conquistano con fatica, non con illusioni.

Ma è quando si parla della prossima sfida contro il Napoli che emerge il suo spirito critico, un monito per una città incline all’iperbole. “Prima di Roma-Napoli c’è una gara importante in Europa. La parola ‘sfida scudetto’ è presto per dirla, siamo ancora a novembre”. Come cronista del territorio, non posso che apprezzare questa cautela: in un campionato imprevedibile, dove le squadre locali come la Roma devono bilanciare ambizioni nazionali con impegni europei, saltare i gradini rischia di costare caro. È un promemoria realistico per i nostri tifosi, spesso travolti dall’entusiasmo, che la stagione è una maratona, non una sprint.

Sul suo futuro, Mancini mantiene la stessa compostezza, evitando di alimentare speculazioni che qui da noi, nel mondo del calcio romano, sono all’ordine del giorno. “Ho un contratto fino al 2027, con la società ne parleremo a tempo debito”. È una risposta che denota maturità, in un contesto dove le trattative contrattuali possono diventare un circo mediatico, riflettendo le dinamiche locali di un club che deve navigare tra pressioni e realtà economiche.

E non manca un tocco di realismo sulle questioni più ampie, come le polemiche sulla nazionale italiana. “Ci adeguiamo a quello che ci viene detto. Noi dobbiamo pensare a quando andremo in nazionale e a lavorare al meglio per due partite super importanti”. In un’Italia dove il calcio è specchio delle nostre inefficienze burocratiche, questa pragmaticità è un’àncora: Mancini ci ricorda che, al di là delle lamentele, l’impegno sul campo è ciò che conta davvero, soprattutto per atleti che portano con sé il peso delle aspettative nazionali.

Alla fine, in una città come Roma – dove ogni partita è un capitolo di una storia infinita – le riflessioni di Mancini non sono solo parole, ma un invito a un approccio più terreo, critico e consapevole. Il calcio qui è vita, e giocatori come lui ci aiutano a tenere viva la passione senza perdere di vista la strada.

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