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Cronaca

Le regionali campane: l’endorsement di Rita De Crescenzo crea nuovi imbarazzi per Forza Italia.

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Le regionali campane: l’endorsement di Rita De Crescenzo crea nuovi imbarazzi per Forza Italia.

#PolemicaTikTokInCampania: Quando i Social Mescano Carte Politiche e Influencer Locali

In Campania, il mondo dei social media sta scuotendo le urne delle elezioni regionali, con una tiktoker napoletana che ha acceso i riflettori su alleanze sospette e tattiche di voto che odorano di opportunismo. Qui, dove la politica è un intreccio di tradizioni e controversie, questa storia non è solo un fatto, ma un campanello d’allarme per chi, come me, vive questi territori e ne conosce le fragilità.

Rita De Crescenzo, la popolare influencer partenopea con un seguito di oltre 1,4 milioni di persone, è finita al centro di un turbine politico dopo aver condiviso un video di endorsement per Forza Italia. In questo breve filmato, non si limita a esprimere preferenze, ma invita apertamente i suoi fan a prepararsi per le elezioni, offrendosi addirittura di accompagnarli al seggio. Le sue parole sono state dirette e accese: «Forza Italia sono persone serie, da tanti anni in politica. Avete mai visto una azienda del signor Silvio Berlusconi fallire? Io mi sono schierata con questi signori».

Quello che poteva sembrare un semplice post virale ha invece scatenato un’onda di critiche, mettendomi a riflettere su come, in questa regione, i confini tra intrattenimento e potere siano sempre più labili. Francesco Emilio Borrelli, parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, è stato tra i primi a tuonare, definendo questa mossa come la «peggiore commistione tra i tiktoker della malanapoli e una certa politica», e chiedendo chiarimenti immediati ai vertici di Forza Italia. Come cronista locale, non posso fare a meno di notare quanto questo tipo di accuse risuoni con le dinamiche tipiche del nostro Sud: qui, dove la “malanapoli” evoca storie di influenze oscure, simili collaborazioni spesso celano strategie per captare voti tra i giovani disillusi.

La replica del coordinatore regionale di Forza Italia, Fulvio Martusciello, ha provato a spegnere l’incendio, ma ha finito per alimentare i sospetti. Lui ha dichiarato in modo secco: “Non so chi sia e francamente non mi interessa quello che dice. Non l’ho mai vista in vita mia”. Eppure, questa negazione stride con un dettaglio che conosco bene dalle mie cronache: Pasquale De Fenza, un consigliere regionale rieletto con Forza Italia (dopo una turbolenta espulsione da Azione), era apparso in un video precedente proprio con De Crescenzo e un altro tiktoker di grido, Angelo Napolitano. Possibile che Martusciello non ne sappia nulla? In un contesto come quello campano, dove le reti personali sono tutto, questa “coincidenza” appare più che anomala, e mi porta a interrogarmi sul vero livello di coordinamento dietro queste uscite.

Dal mio punto di vista di chi segue da anni le vicende locali, è chiaro che non si tratta solo di un endorsement casuale. Michele Tarantino, segretario regionale del Psi, ha colto nel segno quando ha attaccato: “A Fulvio Martusciello diciamo che, con serietà, bisogna andare nel merito. È arrivato il tempo di chiarire”. E la risposta di Martusciello, che ha ribattuto con “mi pare siamo ancora in una Repubblica” dove tutti possono esprimere le proprie idee, suona più come una difesa debole che come una smentita. È un classico delle nostre dinamiche politiche: un tentativo di lavarsene le mani, ma che invece rivela un tacito assenso a queste operazioni, alimentando il dubbio che l’influenza di De Crescenzo non sia spontanea.

A complicare il quadro, sono emersi video del figlio della tiktoker, Rosario, che prometteva ai follower consigli mirati su come votare “per il bene di Napoli”. Sui social, l’eco è stata immediata, con accuse di un nuovo tipo di voto di scambio – non più basato su denaro, ma su visibilità e influenza su un pubblico giovane e decisivo. Come giornalista radicato in questa terra, vedo in tutto ciò un riflesso delle nostre sfide sociali: in Campania, dove il disengagement giovanile è alto, i partiti bramano questi canali per raggiungere elettori altrimenti distanti, ma rischiano di scadere in accordi fragili che degradano il dibattito pubblico.

Questa vicenda non è solo un episodio isolato, ma un segnale preoccupante per la politica regionale. I partiti cercano di cavalcare l’onda degli influencer per intercettare consensi, ma finiscono per esporre le crepe di alleanze superficiali e discutibili. L’imbarazzo di figure come Martusciello evidenzia il dilemma: attrarre i numeri dei social senza sporcarsi con le loro tattiche. In un territorio come il nostro, dove la tradizione si scontra con il mondo digitale, questa storia ci spinge a una riflessione seria sul futuro del voto e sull’integrità del discorso pubblico, prima che una manciata di like determini le sorti delle urne.

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