Cronaca
La Consulta ferma la Campania: fondi sanitari per Arpac dichiarati illegittimi, un altro segnale di sprechi regionali.
#CampaniaSottoControllo: La Corte Costituzionale frena gli usi discutibili del Fondo sanitario, richiamando la Regione all’ordine
In una Campania dove le risorse sanitarie sono da sempre un campo minato tra emergenze e gestioni creative, la sentenza n. 174 della Corte Costituzionale arriva come un campanello d’allarme, ricordandoci che i fondi destinati alla salute non possono essere usati come un salvadanaio per altre urgenze. Siamo di fronte a un’intervento che non sorprende chi, come me, segue da anni le lotte per mantenere in piedi i servizi essenziali in una regione dove le code negli ospedali e gli appelli per i Lea (Livelli essenziali di assistenza) sono all’ordine del giorno.
La Consulta ha dichiarato illegittima la decisione della Regione Campania di trasferire risorse dal Fondo sanitario regionale all’Arpac, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, come previsto nel bilancio 2023. Questo meccanismo, che finanzava in modo “generale e indistinto” tutte le attività di Arpac, mischiava fondi destinati alla sanità con quelli per funzioni ambientali, un approccio che i giudici hanno bollato come irrispettoso delle regole. Non si tratta solo di una svista contabile: è un segnale che, qui da noi, le commistioni tra settori continuano a minare la trasparenza e l’efficienza, soprattutto in un contesto dove la sanità è già sotto pressione per tagli e debiti accumulati.
La Corte non ha fatto altro che richiamare principi consolidati, come quelli espressi nelle sue sentenze precedenti, la n. 1 del 2024 e la n. 150 del 2025, basati sull’articolo 20 del decreto legislativo 118/2011. Quest’ultimo impone una separazione netta tra entrate e uscite sanitarie e altre voci di bilancio, per evitare proprio questi intrecci che finiscono per drenare risorse vitali. Ma cosa significa questo per noi campani? Violando non solo quel decreto, ma anche l’articolo 117 della Costituzione – che riserva allo Stato il controllo sull’armonizzazione dei bilanci – la Regione ha messo in luce un problema più ampio: una gestione finanziaria che, nel tentativo di tappare buchi ovunque, rischia di compromettere i servizi che ci toccano da vicino, come le cure ospedaliere o la prevenzione.
Da cronista locale, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo richiamo sia necessario in un territorio come il nostro, segnato da anni di squilibri e promesse non mantenute. Qui, dove ogni euro conteso può significare la differenza tra un pronto soccorso efficiente e uno cronicamente sovraccarico, la sentenza impone alla Regione di rivedere i suoi strumenti finanziari, assicurando una separazione chiara tra fondi sanitari e altri ambiti. È un’opportunità per correggere il tiro, ma anche un monito: se non impariamo da questi errori, continueremo a pagare il prezzo in termini di salute pubblica e fiducia nelle istituzioni. In fondo, è il nostro quotidiano a essere in gioco – e stavolta, la Corte ci ricorda che non possiamo permetterci ulteriori passi falsi.