Cronaca
Inquinamento al Rio Lanzi: sigillato impianto rifiuti a Sparanise, ennesimo allarme per l’ambiente locale.
#SparaniseSottoAttacco: L’inquinamento del Rio Lanzi rivela le crepe nel nostro tessuto ambientale locale
In questa terra di Sparanise, dove l’industria dovrebbe convivere con la natura senza tradirla, un impianto destinato a gestire fanghi e rifiuti non pericolosi si è trasformato in un’accusa vivente di “maniera abusiva” e “gestione negligente”, lasciando dietro di sé un fiume avvelenato che ci ricorda quanto sia fragile l’equilibrio del nostro territorio. Come cronista locale, cresciuto tra queste strade e questi corsi d’acqua, non posso fare a meno di riflettere su come promesse su carta si sbriciolino di fronte alla realtà, alimentando un circolo vizioso di inquinamento che colpisce dritto al cuore della nostra comunità.
Proprio nell’area industriale ASI di Sparanise, i Carabinieri Forestali di Calvi Risorta e la Polizia Locale sono intervenuti con un sequestro preventivo, approvato dal GIP di Santa Maria Capua Vetere, bloccando un intero complesso aziendale lungo la Statale Appia. Questa operazione non è nata dal nulla, ma è il risultato di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica, che ha puntato i riflettori su reati gravi come l’inquinamento ambientale e lo smaltimento illecito di reflui. Da queste parti, dove l’economia ruota intorno all’industria, è fin troppo facile vedere come una singola negligenza possa contaminare non solo l’ambiente, ma anche la fiducia dei residenti che ogni giorno lottano per un futuro sostenibile.
Quello che rende questa storia così allarmante è il grido dei cittadini, che da inizio 2023 fino a metà 2024 hanno inondato le autorità di segnalazioni insistenti. Qui, a Sparanise, non siamo estranei ai problemi ambientali – le nostre vite sono intrecciate con questi canali – eppure, la situazione del Rio Lanzi ha raggiunto livelli intollerabili, con acque descritte come “scure e maleodoranti”, specialmente nel tratto vicino alla SS7. Queste denunce non erano semplici lamentele: hanno spinto la Polizia Giudiziaria a intervenire con sopralluoghi che hanno confermato una contaminazione evidente, evidenziando come la voce della comunità possa essere un’arma potente contro l’indifferenza. In un territorio come il nostro, segnato da decenni di industrializzazione, è frustrante vedere che ancora oggi le segnalazioni dei locali devono scalare montagne burocratiche per essere prese sul serio.
Le indagini che ne sono seguite sono state un vero e proprio labirinto tecnico, con gli investigatori e i tecnici dell’ARPAC di Caserta impegnati a “mappare” la complessa rete fognaria dell’area industriale che sfocia nel Rio Lanzi. Il focus si è presto concentrato su un’azienda specializzata nel trattamento di rifiuti liquidi, situata a circa 800 metri dal punto di scarico, dove i campionamenti e i tracciamenti hanno rivelato un inquinamento proveniente proprio da lì. Come qualcuno che conosce bene queste dinamiche, non posso non commentare quanto sia ironico – e preoccupante – che un impianto nel cuore del nostro distretto industriale finisca per aggravare i problemi che dovrebbe risolvere, mettendo a nudo le fragilità del sistema di controllo ambientale.
Durante l’ispezione ordinata dalla Procura, con prelievi effettuati dagli scarichi e dai pozzetti interni, i risultati sono stati chiari: un confronto tra i campioni prelevati nell’azienda e quelli dal Rio Lanzi ha mostrato una compatibilità innegabile, anche se ancora in fase preliminare. La tesi accusatoria, supportata dal GIP, dipinge un quadro di “rispetto solo formale” degli obblighi dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), dove la carta in regola maschera una gestione che ignora i limiti di legge, riversando reflui tossici e danneggiando irreparabilmente il nostro ecosistema. Qui a Sparanise, questo non è solo un caso giudiziario: è un campanello d’allarme per tutti noi, che ci costringe a interrogarci sul prezzo che paghiamo per lo sviluppo, e su come la negligenza di pochi possa inquinare il benessere di molti. È tempo che la nostra comunità pretenda non solo giustizia, ma anche un cambio reale nelle pratiche industriali, per salvaguardare il territorio che chiamiamo casa.
