Cronaca
Inchiesta “Dolce Vita” procede: 26 indagati a giudizio, Avellino Comune in prima linea per giustizia sul territorio.
Avellino sotto i riflettori: l’inchiesta “Dolce Vita” accelera verso il processo #Avellino #Giustizia #InchiestaLocale
In una città come Avellino, dove le vicende amministrative spesso si intrecciano con le dinamiche quotidiane della comunità, il rinvio a giudizio per l’inchiesta “Dolce Vita” rappresenta un momento cruciale che va ben oltre le aule di tribunale. Qui, dove tutti si conoscono e le accuse di appalti truccati e procedure concorsuali irregolari risuonano come echi di un malessere diffuso, il gup Mauro Tringali ha confermato la solidità delle indagini, mandando a processo ventisei persone coinvolte, mentre una posizione è stata accantonata per un mero problema di notifica. È una decisione che, arrivata dopo tre ore di camera di consiglio, sottolinea come la Procura, guidata da Domenico Airoma, non abbia lasciato spazio a dubbi sulle irregolarità emerse.
Come cronista del territorio, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo sviluppo rifletta le fragilità del nostro sistema locale: appalti e sponsorizzazioni al Comune che, se provate, non sono solo violazioni formali, ma ferite aperte nel tessuto sociale di Avellino. Nessuna modifica è stata apportata ai capi d’imputazione, un segnale che le accuse rimangono solide e inalterate, pronte a essere vagliate in aula. Il processo prenderà il via il 24 aprile davanti al collegio presieduto da Sonia Matarazzo, con il Comune stesso che si è costituito parte civile – una mossa che, da un lato, dimostra la serietà dell’ente nel difendere la propria immagine, ma dall’altro solleva interrogativi su quanto questa vicenda possa influenzare la fiducia dei cittadini verso le istituzioni.
E non è tutto: in parallelo, l’ex sindaco Gianluca Festa ha scelto il rito immediato, portando la sua posizione al centro dell’attenzione con un processo fissato già per il 23 gennaio. Questa separazione dal gruppo degli altri indagati non fa che accentuare il carattere emblematico di “Dolce Vita”, un’inchiesta che sta diventando il termometro della salute amministrativa della città. Da chi vive qui, come me, è impossibile non cogliere l’ironia di una situazione che, mentre promette chiarezza, rischia di prolungarsi in un labirinto giudiziario, lasciando strascichi politici e sociali profondi.
Avellino merita di più di queste ombre: questo processo non è solo un evento legale, ma un’opportunità per ripensare come gestiamo il bene comune, con un dibattito pubblico che, spero, saprà evolversi in azioni concrete per un futuro più trasparente.
