Cronaca
Incendio in alloggio sociale locale: l’abusivo nascondeva un arsenale, un altro segnale di controlli carenti sul territorio. (87 caratteri)
Fiamme e ombre nell’anima di Benevento: un incendio che accende i riflettori sull’illegalità urbana #Benevento #SicurezzaCittadina #ProblemiLocali
È la notte tra il 4 e il 5 novembre a portare alla luce un’altra sfaccettata storia di disordini nel cuore di Benevento, dove il fuoco non è solo un pericolo immediato, ma un simbolo di quanto le magagne del territorio continuino a covare sotto la cenere. Come cronista che vive e respira queste strade da anni, mi chiedo quante volte dobbiamo ancora assistere a questi episodi prima che la città si scrolli di dosso l’abitudine a tollerare l’intreccio tra abusivismo e pericoli nascosti. Non è solo un incendio: è un campanello d’allarme per una comunità che conosce fin troppo bene i rischi di un centro storico lasciato a se stesso.
L’episodio ha coinvolto un appartamento di proprietà dell’Acer, nel pieno centro cittadino, dove le fiamme hanno divorato arredi e compromesso la struttura con una violenza che ha reso inagibile non solo l’unità colpita, ma anche quella al piano superiore. I Vigili del Fuoco sono intervenuti d’urgenza, affrontando un rogo che, come sempre, ha messo alla prova la loro dedizione in una città dove emergenze del genere sembrano diventare routine. I sospetti si sono concentrati sul 34enne che, insieme a una donna di 31 anni, occupava abusivamente l’alloggio, trasformando un bene pubblico in un potenziale pericolo per tutti. I Carabinieri della Compagnia di Benevento, con la loro esperienza sul territorio, non hanno perso tempo a indirizzare le indagini verso la pista dolosa, denunciando i due a piede libero per occupazione abusiva – un reato che, qui da noi, è più comune di quanto si voglia ammettere, e che spesso sfocia in tragedie evitabili.
Ma è stata la perquisizione in un’altra abitazione, quella di una 35enne locale frequentata dall’uomo, a rivelare l’aspetto più inquietante di questa storia. Qui, i militari hanno sequestrato un vero e proprio arsenale improvvisato: una pistola lancia razzi, un fucile da caccia e 45 cartucce di vario calibro. Come giornalista del posto, non posso fare a meno di riflettere su come questi ritrovamenti parlino di un tessuto sociale sfilacciato, dove la detenzione illegale di armi non è un’anomalia, ma un sintomo di una sottocultura che prospera nell’ombra dei vicoli beneventani. A tutto questo si aggiunge una serie di oggetti sospetti – orologi, argenteria e suppellettili varie – che gli inquirenti ritengono refurtiva, oltre agli indumenti che l’uomo indossava al momento del fatto, ora sotto sequestro. È un quadro che fa male al cuore: non solo un atto vandalico, ma un intreccio di illegalità che alimenta il senso di insicurezza tra i residenti, costretti a vivere con la paura che il prossimo incendio possa essere dietro l’angolo.
Qui a Benevento, dove le dinamiche locali sono segnate da decenni di abbandono e precarietà, episodi come questo non sono isolati. L’occupazione abusiva di alloggi, spesso patrimonio pubblico come quelli dell’Acer, è un problema radicato che mette a repentaglio la sicurezza di interi quartieri, esponendo famiglie oneste a rischi evitabili. E mentre le forze dell’ordine fanno il loro dovere, ci ritroviamo a interrogarci sul perché, nonostante i sequestri e gli arresti, queste storie continuino a ripetersi. Forse è ora che la comunità si mobiliti, che le istituzioni guardino oltre le emergenze e investano in prevenzione, perché una città come la nostra merita di più che spegnere incendi una notte sì e l’altra pure. Nel frattempo, restiamo vigili, perché la vera lezione di questa notte è che l’illegalità, se non affrontata, rischia di consumare non solo gli edifici, ma l’anima stessa di Benevento.
