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Cronaca

In Russia arrivano i piccioni “biodroni” con chip cerebrale. Un allarme reale per il futuro che ci attende?

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In Russia arrivano i piccioni “biodroni” con chip cerebrale. Un allarme reale per il futuro che ci attende?

Piccioni con chip nel cervello: la Russia anticipa un futuro che ci spia dai cieli #Biodroni #SorveglianzaDigitale #ScienzaControversa

“In Russia volano già piccioni con chip nel cervello: il futuro della sorveglianza non assomiglia a un drone… ma a un animale vero.”

Qui in Campania, dove il cielo è solcato da stormi di piccioni che chiacchierano sui nostri tetti, questa notizia dalla Russia suona come un campanello d’allarme che riecheggia fin qui. Immaginate: uccelli comuni, quelli che vediamo beccare briciole nelle piazze di Napoli o nei vicoli di Salerno, trasformati in spie volanti grazie a un’azienda neurotecnologica di Mosca di nome Neiry. Non è più fantascienza, è realtà, e come cronista locale che vive queste dinamiche quotidiane, non posso fare a meno di riflettere su quanto questa innovazione sconvolga il nostro rapporto con la natura, e magari anche con le nostre stesse città.

Neiry ha annunciato di aver completato i test con successo su questi piccioni “rinforzati”, che ora agiscono come veri e propri biodroni per monitorare le aree urbane. Attraverso elettrodi impiantati chirurgicamente nel cervello, un dispositivo alimentato da pannelli solari e sistemi di stimolazione neurale, questi uccelli vengono guidati a distanza, seguendo percorsi precisi senza bisogno di addestramento. Aggiungete un GPS e una micro-camera con intelligenza artificiale per elaborare le immagini, e avrete un volatile che vola dove gli comanda un operatore remoto. L’azienda assicura che la sopravvivenza degli animali è garantita al 100% grazie a tecniche chirurgiche avanzate, e che i costi sono simili a quelli di un drone tradizionale, ma con un’autonomia e una portata che fanno invidia a qualsiasi gadget high-tech.

Non si fermano ai piccioni, però: Neiry sta già valutando di applicare la stessa tecnologia a corvi, gabbiani e persino albatri, adattandola a missioni diverse. Da qui, come giornalista che cammina per le strade della Campania, mi chiedo se questa sia una semplice evoluzione o un passo verso qualcosa di più inquietante. Pensateci: nelle nostre zone, dove il turismo e la vita quotidiana si intrecciano con la presenza di questi animali, potremmo presto vedere i nostri cieli non come spazi liberi, ma come teatri di sorveglianza. È una meraviglia scientifica, certo, un modo audace di fondere biologia e robotica che apre porte inimmaginabili, ma non posso ignorare il brivido che provoca.

Da un lato, ammiro l’audacia: stiamo parlando di un progresso che potrebbe rivoluzionare operazioni di soccorso, magari aiutando a monitorare disastri naturali o a pattugliare aree remote con efficienza mai vista. Ma dall’altro, il realismo di chi vive in un territorio come il nostro – segnato da secoli di storia, ma anche da tensioni sociali e preoccupazioni per la privacy – mi spinge a vedere i rischi. Scenario terrificante: un piccione sul balcone non è più un innocuo visitatore, ma un potenziale occhio elettronico, o peggio, un’arma camuffata. Immaginate biodroni carichi di esplosivo che si mimetizzano tra la fauna locale; è un’idea che fa accapponare la pelle, e che ci ricorda quanto sia sottile il confine tra innovazione e pericolo.

In un mondo dove l’etica scientifica spesso sembra un lusso per i più cauti, come noi in Occidente, questa tecnologia russa appare quasi un monito. Qui in Campania, con la nostra eredità di rispetto per la natura – pensate alle tradizioni contadine o ai parchi naturali che custodiamo – ci troviamo di fronte a un dilemma: è questa una conquista da celebrare o un territorio da evitare? Non possiamo limitarci a giudicare; dobbiamo confrontarci con esso, proprio come i nostri antenati hanno bilanciato il sacro e il pratico nella convivenza con l’ambiente. Questa è una chiamata a un equilibrio più profondo, un invito a ragionare sul progresso non solo come meraviglia, ma come sfida culturale.

Alla fine, questi piccioni biodroni non sono solo un esperimento russo; sono un simbolo di un futuro già in arrivo, uno che potrebbe portare benefici incalcolabili o minacce insidiose. In luoghi come la nostra Campania, dove il quotidiano si mescola con l’innovazione, la vera domanda è se saremo pronti a navigare questa zona grigia tra naturale e artificiale, tra libertà e controllo. Quel che è certo è che il mondo sta cambiando più velocemente di quanto possiamo afferrare, e dobbiamo decidere che tipo di società vogliamo essere.

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