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Cronaca

In Campania, De Luca contro Manfredi: frasi “da radical chic” accendono nuove polemiche locali.

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In Campania, De Luca contro Manfredi: frasi “da radical chic” accendono nuove polemiche locali.

De Luca rompe la tregua elettorale e si scaglia contro Manfredi: “i sassolini dalle scarpe” #Napoli #CampaniaPolitica #TensioniRegionali

A Napoli, quella che doveva essere una pausa di riflessione dopo le urne è durata appena due giorni, confermando quanto le acque della politica locale siano sempre agitate e imprevedibili. Come un napoletano doc che non sa trattenersi di fronte a una critica non gradita, l’ex governatore Vincenzo De Luca ha approfittato di questo momento per regolare i conti con Gaetano Manfredi, il sindaco che aveva osato riassumere il suo decennio al vertice della Regione Campania con un secco “luci e ombre”. Qui, dove ogni parola pesa come un macigno di tufo, De Luca non ha perso tempo a trasformare quella frase in un casus belli, mostrando ancora una volta il suo stile tagliente e poco incline al compromesso.

De Luca, con la schiettezza che lo ha sempre contraddistinto e che tanti in Campania apprezzano o detestano a seconda delle affinità, ha replicato definendo il commento di Manfredi come “Qui abbiamo fatto una rivoluzione, altro che luci e ombre”, un’affermazione che riecheggia nelle strade della regione come un monito a non sottovalutare i suoi risultati. Non pago, ha bollato il sindaco come un maestro dell’“espressione opportunistica da radical chic”, e ha ricordato con un tocco di ironia quanto il concetto di “campo largo” fosse già una sua invenzione di cinque anni fa: “C’è chi ha la memoria corta: il campo largo lo abbiamo inventato noi cinque anni fa”. Da queste parti, dove la memoria storica è lunga quanto le code al porto, è facile vedere in queste parole un avvertimento ai nuovi arrivati: non dimenticate chi ha costruito le basi.

Mentre Manfredi parlava di una “ritrovata centralità” per Napoli nell’era del neo governatore Roberto Fico, De Luca ha risposto con quel sarcasmo tipico delle dispute campane, ribattendo che la Regione ha pompato ben 3 miliardi di euro di investimenti proprio su Napoli – un dato che, per chi vive qui, sa bene quanto sia al centro di promesse e polemiche. È un classico delle nostre dinamiche locali: da una parte, chi rivendica meriti; dall’altra, chi li sminuisce per marcare territorio. E in una regione come la Campania, dove ogni euro speso può essere un’arma politica, queste frizioni non fanno che evidenziare quanto il vero potere si nasconda nei dettagli dei bilanci e nelle alleanze sotterranee.

Intanto, Fico non resta a guardare e procede spedito, incontrando il presidente dell’Anac Giuseppe Busia per accelerare sulla formazione della giunta, ancora prima che tutti gli eletti siano proclamati. È un segnale di pragmatismo che chi segue la politica campana apprezza: con otto liste alle sue spalle, Fico deve navigare tra equilibri delicati, a partire dallo squilibrio di genere – solo otto donne in Consiglio, cinque nella maggioranza – che lui promette di correggere con una squadra più inclusiva. Come cronista del territorio, vedo in questo una opportunità per modernizzare la governance regionale, ma anche un rischio di ritardi se le pressioni dei partiti prendono il sopravvento.

Le trattative per gli assessorati sono già un vero e proprio risiko, specchio delle ambizioni e delle alleanze che definiscono la nostra terra. Avanti Campania – Psi spinge per un posto al segretario nazionale Enzo Maraio, mentre Alleanza Verdi-Sinistra propone Tonino Scala, il leader regionale di Sinistra Italiana. Casa Riformista medita un rientro di Armando Cesaro tramite Ciro Buonajuto, e i centristi di Mastella mettono sul tavolo Pellegrino Mastella o un tecnico affine. Poi c’è De Luca, che non intende uscire di scena: mira a una presenza forte con nomi come Fulvio Bonavitacola, anche se la vicepresidenza sembra destinata al Pd con Mario Casillo. Tra i possibili assessori ci sono Lucia Fortini per la Scuola e Ettore Cinque per il Bilancio, mentre i Cinquestelle spingono per Luca Trapanese. Il Pd, a sua volta, potrebbe accaparrarsi due posti, con Loredana Raia e Enzo Cuomo in pole position.

Sul futuro di De Luca, le sue parole sono state criptiche ma eloquenti: “Il sindaco di Salerno può essere un’ipotesi”. Un’uscita che, per chi conosce le dinamiche di questa regione, suona come un’apertura a nuove sfide, magari per mantenere influenza lontano da Napoli. In Campania, dove le carriere politiche sono intrecciate come le strade del centro storico, queste ambizioni incrociate rischiano di alimentare tensioni che vanno oltre le elezioni, ritardando decisioni cruciali per la nostra comunità.

Alla fine, mentre Fico corre contro il tempo per chiudere il rebus della giunta e evitare che le scorie della campagna elettorale intacchino il lavoro futuro, la vera domanda è se queste schermaglie contribuiranno a un governo più forte o a una paralisi tipica delle nostre beghe locali. Per noi campani, abituati a navigare tra luci e ombre reali – dalla ripresa economica ai problemi cronici come il lavoro e i servizi – l’auspicio è che da queste frizioni nasca un equilibrio, prima che le ambizioni personali offuschino il bene comune.

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