Cronaca
In Campania, 27 consiglieri regionali non riconfermati: un segnale del desiderio di rinnovamento locale? (72 caratteri)
Elezioni in Campania: Il Vento del Cambiamento Spazza Via 27 Veterani Politici! #CampaniaRinnovata #ElezioniRegionali #AddioVecchieGlorie
In una tornata elettorale che ha rimescolato le carte della politica campana, ben 27 consiglieri uscenti si sono visti chiudere la porta del Consiglio Regionale, un segnale chiaro che gli elettori di Napoli e dintorni sono pronti a voltare pagina. Come cronista locale che ha visto crescere e inciampare questi personaggi nei vicoli affollati e nelle sale del potere, non posso fare a meno di riflettere su come questa sconfitta non sia solo un dato numerico, ma un vero e proprio scossone alle dinamiche del territorio, dove la stanchezza verso le vecchie facce è palpabile nei mercati e nei bar.
Tra i protagonisti di questa debacle ci sono nomi che hanno dominato la scena per anni, come Armando Cesaro, che con le sue 14.966 preferenze non è riuscito a scalfire la barriera necessaria per un seggio, nonostante il suo passato da consigliere di Forza Italia. È un risultato che fa riflettere: Cesaro, un habitué delle assemblee regionali, sembrava inamovibile, ma i cittadini hanno scelto diversamente, forse stanchi di promesse non mantenute in un contesto dove la Campania lotta ancora con disoccupazione e burocrazia asfissiante. Simile destino per Daniela Di Maggio, candidata con la Lega, che ha raccolto meno di mille voti – una cifra che, purtroppo, non ha retto alle aspettative. Come madre del musicista ucciso a Napoli, la sua storia personale aveva toccato molti cuori, ma evidentemente non è bastata a convincere gli elettori, evidenziando quanto le emozioni debbano fare i conti con la concretezza delle urne in una regione segnata da violenze e speranze infrante.
E poi c’è Maria Rosaria Boccia, che ha attirato i riflettori per le sue dimissioni da presidente della commissione Cultura nel 2022, in seguito alle polemiche sulla gestione del ministero della Cultura da parte dell’allora ministro Gennaro Sangiuliano. Con sole 89 preferenze, il suo esito è stato un colpo secco, quasi simbolico di come le beghe interne al mondo politico campano possano alienare l’elettorato. Boccia e altri come lei – Salvatore Aversano, Michele Cammarano, Nunzio Carpentieri, Vincenzo Ciampi, Valeria Ciarambino e una lista di figure ben conosciute sul territorio – hanno provato a riciclarsi con partiti diversi, ma non hanno convinto. È un pattern che vedo ripetersi: questi politici, radicati nelle comunità locali, spesso confondono la familiarità con l’immortalità, ignorando che i napoletani e i campani in generale sono sempre più esigenti, reclamando trasparenza in un’era di scandali e ritardi infrastrutturali.
Questa elezione non è solo una statistica; è un vero terremoto per la Campania, con i cittadini che hanno premiato volti nuovi e idee fresche, forse per rimediare a un decennio di immobilismo. Da chi vive qui, tra le strade trafficate di Napoli e le periferie dimenticate, appare evidente che questo rinnovamento potrebbe influire pesantemente sulla formazione del prossimo governo regionale, spingendo verso politiche più incisive su temi come l’ambiente, l’occupazione e la cultura. Ma attenzione: mentre celebriamo il cambiamento, non illudiamoci che basti una votata a risolvere i mali cronici del territorio – serve impegno reale, non solo slogan. In fondo, questa è la Campania che conosco, un posto dove la politica è passione e lotta, e dove ogni elezione è un’opportunità per rialzarsi, o per inciampare di nuovo.
