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Cronaca

Guida Gambero Rosso al Sushi 2026: Milano tiene il primato, Napoli brilla con la novità dell’anno, confermando il dinamismo del Sud.

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Guida Gambero Rosso al Sushi 2026: Milano tiene il primato, Napoli brilla con la novità dell’anno, confermando il dinamismo del Sud.

L’Italia del Sushi: Da Milano al Sud, una rivoluzione culinaria con sorprese partenopee

La passione per i sapori orientali continua a conquistare il Bel Paese, con la Guida Sushi 2026 del Gambero Rosso che certifica l’ascesa irresistibile di una cucina un tempo esotica e ora saldamente radicata nei nostri centri urbani. Come cronista locale, abituato a scrutare le evoluzioni del gusto nel mio territorio, non posso fare a meno di notare come questa edizione rifletta non solo un trend nazionale, ma anche le dinamiche sociali di un’Italia sempre più cosmopolita, dove il sushi simboleggia integrazione e innovazione.

Milano si conferma il faro indiscusso della cucina giapponese, premiata per il maggior numero di riconoscimenti, e insieme a Roma guida la valorizzazione del sake, quel nettare fermentato che ormai popola i nostri aperitivi con la stessa familiarità del prosecco. Eppure, è il Sud – e specificamente Napoli – a rubare la scena con il titolo di “Novità dell’anno” assegnato a Ruri Kaiseki, un locale che incarna l’anima curiosa e creativa della mia città, un posto dove la tradizione nipponica si mescola con l’estro mediterraneo. Qui, tra i vicoli che conosco fin da bambino, si vede come il sushi non sia più un lusso per turisti, ma un piatto quotidiano che attira locali e famiglie, segnalando un’evoluzione che va oltre il cibo, toccando le radici culturali di un Mezzogiorno sempre più aperto al mondo.

La guida, presentata a Roma allo Spazio Field, recensisce ben 230 indirizzi con oltre 50 novità, e porta a 42 i locali insigniti delle Tre Bacchette, il massimo onore del settore, grazie a 11 nuovi ingressi sparsi per il Paese. Questi premi speciali, come la valorizzazione del sake a Iyo Omakase di Milano e Enosake di Roma, il miglior bere miscelato a Sentaku Izakaya di Bologna, e la migliore carta dei vini a Uni Restaurant di Cervia, sottolineano un panorama gastronomico sempre più diversificato. Da un osservatore locale come me, questo mix di eccellenze nazionali fa riflettere: mentre il Nord capitalizza su strutture consolidate, il Sud come Napoli sta colmando il gap, dimostrando che qualità e autenticità non dipendono solo da location glamour, ma dalla passione dei protagonisti.

Tra le chicche di questa edizione, l’occhio va ai locali informali – take-away, botteghe e izakaya – che rappresentano una scelta più accessibile e autentica, ideale per chi vuole gustare il vero spirito giapponese senza fronzoli. Pina Sozio, curatrice della guida, evidenzia quel filo invisibile che lega la nostra tradizione culinaria a quella giapponese: entrambi celebrano la materia prima e la perfezione, un parallelismo che, nel mio territorio, si traduce in esperimenti audaci, come mescolare il pesce crudo con ingredienti locali per creare piatti che parlano di identità mista.

Ma è il commento di Lorenzo Ruggeri, direttore del Gambero Rosso, a catturare l’essenza di questa evoluzione: “Assistiamo a contaminazioni sempre più affascinanti e a un livello di maturità della cucina giapponese in Italia che pochi anni fa era impensabile”. Come giornalista radicato nella realtà quotidiana, concordo pienamente: queste contaminazioni non sono solo un vezzo, ma un segno di maturazione sociale, dove il Sol Levante illumina le nostre tavole e porta con sé dialoghi interculturali. Napoli, con la sua Ruri Kaiseki, non è solo una novità: è un campanello che annuncia come il Sud stia scalando posizioni, pronto a sfidare i colossi del Nord e a riscrivere la mappa del gusto italiano. Una crescita che, nel mio territorio, promette di portare benefici economici e culturali, attirando visitatori e stimolando l’orgoglio locale.

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