Cronaca
Gravina frena sul rinvio Serie A: “Impossibile per playoff Mondiali, l’unica strada è lo stage a febbraio”
Gravina sistema il calcio tricolore: priorità ai playoff e ai vivai, senza illusioni sui calendari #Figc #CalcioItaliano #BergamoForte
Nel cuore delle dinamiche calcistiche italiane, dove le partite non sono solo gare ma riflessi della nostra passione locale, Gabriele Gravina ha preso il timone della Figc con la fermezza di chi conosce i ritmi di un territorio appassionato ma spesso incastrato tra ambizioni e realtà aspre. Durante l’ultima seduta del Consiglio, con il benvenuto ai nuovi membri Giorgio Chiellini e Antonio Gozzi – figure che portano un po’ di quell’esperienza da campo che qui, al Sud come al Nord, i tifosi apprezzano –, il presidente ha subito spazzato via sogni irrealistici.
Non è solo una questione di calendari, ma di una strategia che deve tenere conto delle pressioni quotidiane sul nostro calcio, quello che vive nei bar e negli stadi di provincia. Gravina ha chiarito che il rinvio della giornata di Serie A in vista dei playoff Mondiali “non è una strada percorribile”, sottolineando come l’unica via praticabile resti la finestra di febbraio. In questo contesto, ha espresso ottimismo: “C’è la speranza di poter organizzare uno stage a metà mese e mi sembra di cogliere una predisposizione positiva da parte della Lega di A”. Come cronista locale, mi chiedo se questa sia realmente una soluzione o solo un palliativo per un sistema che, da anni, lotta contro sovraffollamenti e interessi contrastanti – pensiamo a quante volte, nelle nostre realtà, gli impegni internazionali hanno finito per penalizzare i campionati minori, lasciando i tifosi a casa con l’amaro in bocca.
Ma l’incontro non si è fermato qui: all’unanimità è stato approvato il nuovo Manuale delle Licenze nazionali, che fissa la scadenza per le iscrizioni ai campionati al 22 giugno 2026 e riduce l’indicatore del Costo del Lavoro Allargato da 0,8 a 0,7 a partire dal mercato estivo del 2026. Una mossa che, a mio avviso, è un passo verso una maggiore sostenibilità, specialmente in un contesto locale dove troppe squadre arrancano con debiti e investimenti mal indirizzati. Gravina ha insistito con forza sulla necessità di valorizzare i vivai, quei centri di formazione che per noi, qui in Italia, sono più di semplici accademie: “Rappresentano asset fondamentali e invece vengono considerati solo un costo. È un errore strategico: serve un cambiamento radicale nella cultura degli investimenti”. È un commento che risuona vero tra le comunità calcistiche del nostro territorio, dove i giovani talenti spesso emigrano senza che le società investano davvero nel loro futuro, perpetuando un ciclo di dipendenza da acquisti esteri che ci impoverisce culturalmente e economicamente.
La discussione, però, è rimasta accesa sui playoff per il Mondiale, con Gravina che ha trasmesso un misto di fiducia e avvertimento: “Di natura sono ottimista, secondo me andremo al Mondiale. Dobbiamo battere l’Irlanda del Nord e poi pensare alla finale. Non dobbiamo ripetere l’errore commesso con la Macedonia del Nord”. E qui, come qualcuno che ha visto l’entusiasmo di Bergamo l’anno scorso, non posso fare a meno di notare come la scelta dello stadio per la semifinale – “A settembre siamo stati molto bene, l’accoglienza è stata straordinaria. È lo stadio giusto per affrontare l’Irlanda del Nord” – rifletta il calore di una città che sa accogliere il calcio con passione autentica. Eppure, questo ottimismo deve confrontarsi con la dura realtà: senza un vero lavoro sul campo, non bastano le parole. È una lezione che, nel nostro panorama locale, ripetiamo ogni volta che una squadra promettente inciampa per mancanza di preparazione solida.
La seduta si è conclusa con nomine istituzionali, come il rinnovo della Commissione Antidoping e l’assetto della Commissione Federale di Garanzia sotto Luigi Mariotti, passaggi che, sebbene formali, sottolineano un impegno per la trasparenza in un mondo dove, come ben sappiamo, scandali e polemiche sono sempre in agguato. Alla fine, ciò che emerge è una certezza: l’Italia dovrà conquistare il suo posto al Mondiale attraverso il sudore e la strategia, non shortcuts burocratiche. Per noi cronisti del territorio, è un richiamo a riflettere su come il calcio non sia solo un gioco, ma un specchio delle nostre priorità nazionali – e forse, stavolta, Gravina ci sta indicando la via per un futuro più solido, se solo sapremo seguirla con il realismo che merita.
