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Cronaca

Gomorra rivive sul territorio: Savastano, dal vicolo di periferia al comando del clan (75 caratteri)

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Gomorra rivive sul territorio: Savastano, dal vicolo di periferia al comando del clan (75 caratteri)

#GomorraLeOrigini: Il teaser scatena l’attesa per un tuffo nelle radici oscure di Napoli nel ’77 #NapoliUnderground #CamorraStories

Mentre il mondo del piccolo schermo si prepara a riaccendere i riflettori sulla Napoli che tutti conosciamo fin troppo bene, il teaser di “Gomorra – le origini” non fa che amplificare quel mix di curiosità e inquietudine che serpeggia tra le strade del nostro territorio. Come cronista locale, abituato a navigare tra le pieghe della quotidianità napoletana, vedo in questa serie un’opportunità per scavare nei bassifondi della storia, ricordando come le storie di ieri continuino a echeggiare nei vicoli di oggi. È un ritratto che non solo intrattiene, ma invita a una riflessione critica su come il passato criminale abbia plasmato la nostra identità collettiva, con un realismo che a volte fa male, ma che è necessario per chi vive queste dinamiche ogni giorno.

La serie, un prequel in sei episodi prodotto da Sky Studios e Cattleya, è pronta a debuttare a gennaio 2025, riportandoci indietro al 1977 per esplorare le origini turbolente di pietro Savastano. Interpreto da Luca Lubrano, questo giovane Pietro è ritratto come un ragazzo emarginato, cresciuto nei quartieri più disagiati di Secondigliano, dove il sogno di una vita diversa si scontra brutalmente con la realtà della povertà e delle tentazioni illegali. È una narrazione che risuona profondamente qui, nel cuore di Napoli, dove tanti giovani si trovano ancora oggi di fronte a scelte simili, schiacciati da un contesto sociale che non lascia molte alternative.

Il percorso di Pietro si intreccia con figure chiave che definiscono l’ascesa della camorra, come Angelo ‘A Sirena, interpretato da Francesco Pellegrino, un personaggio carismatico ma ingabbiato nel ruolo di gestore di una bisca per conto del clan Villa. Questo incontro segna l’inevitabile discesa nel crimine, un viaggio costellato di violenza, alleanze fragili e tradimenti che insegnano le dure lezioni del potere. Come qualcuno che ha visto da vicino come questi meccanismi funzionino nelle nostre periferie, non posso fare a meno di commentare quanto questa rappresentazione sia un monito: non è solo fiction, è uno specchio delle dinamiche che ancora alimentano il sottobosco criminale, dove l’ambizione può trasformarsi in una trappola mortale per intere comunità.

Il cast si arricchisce di altri personaggi destinati a diventare icone della malavita, ognuno con un ruolo che contribuisce a dipingere un mosaico vivido dell’epoca. Flavio Furno dà vita a ‘O Paisano, un criminale che dal carcere trama per una “nuova camorra” priva di gerarchie rigide, mentre Tullia Venezia interpreta una giovane Imma, una studentessa di conservatorio con aspirazioni americane, e Fabiola Balestriere è Annalisa Magliocca, la futura e spietata Scianel, qui mostrata come una madre alle prese con le sue battaglie. Accanto a loro, Biagio Forestieri nel ruolo di Corrado Arena, il re del contrabbando, e Ciro Capano e Renato Russo come i boss Don Antonio e Michele Villa di Forcella. Queste interpretazioni non sono mere aggiunte; per un osservatore locale come me, evidenziano come la camorra non sia solo un affare di capi, ma un tessuto sociale che coinvolge figure ordinarie, trasformandole in ingranaggi di un meccanismo più grande.

Dietro le quinte, il progetto è affidato a un team creativo di alto livello, con la serie ideata da Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli e Roberto Saviano. La regia dei primi quattro episodi è nelle mani di Marco D’Amore, che non è solo un veterano della saga come l’indimenticabile Ciro Di Marzio, ma anche supervisore artistico e co-sceneggiatore, assicurando che questa prequel mantenga l’autenticità dell’universo originale. Gli ultimi due episodi sono diretti da Francesco Ghiaccio. In un territorio come il nostro, dove la camorra ha lasciato cicatrici profonde, questa continuità narrativa è cruciale: non si tratta solo di intrattenimento, ma di un esame critico delle radici della criminalità moderna, un promemoria di come gli errori del passato continuino a influenzare il presente.

Alla fine, “Gomorra – le origini” va oltre la semplice storia di un uomo; è un affresco di un’era che ha forgiato la faccia della malavita contemporanea, rivelandone le basi più profonde. Come giornalista radicato in questa terra, spero che questa serie non solo catturi l’attenzione globale, ma stimoli un dibattito locale su come affrontare le eredità di quel periodo, spingendo la nostra comunità verso una maggiore consapevolezza e, forse, un futuro meno ombroso.

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