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Cronaca

Giugliano, estorsione nel supermercato locale: arrestata una cittadina rom, un altro segnale di inquietudini sul territorio.

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Estorsione a Giugliano: quando una “tassa” sul cibo diventa terrore quotidiano #Giugliano #Racket #SicurezzaLocale #CampaniaReale

In un angolo qualunque del nostro territorio giuglianese, dove la routine del fare la spesa si mescola con le ombre della quotidianità, una storia di prepotenza ha squarciato il velo della normalità, ricordandoci quanto la criminalità minore possa avvelenare il tessuto sociale. Qui, nel parcheggio di un supermercato di via Pigna, una giovane donna non si limitava a mendicare, ma imponeva un vero e proprio balzello illegale, trasformando la paura in un’arma affilata. Come cronista del posto, non posso fare a meno di riflettere su come questi episodi, purtroppo ricorrenti nel nostro hinterland, rivelino le fragilità di una comunità che combatte per non arrendersi al ricatto.

La vicenda ha raggiunto il suo culmine durante un pattugliamento rutinario dei Carabinieri della Compagnia di Giugliano, impegnati a vigilare sulle zone commerciali per scongiurare rapine. I militari si sono imbattuti in una scena che, per chi conosce questi quartieri, sa essere il sintomo di problemi più profondi: una 23enne del campo rom di via Carrafiello, alla guida di una Fiat Punto, era immersa in una lite furiosa con il direttore del supermercato. Al suo fianco, un dettaglio che fa accapponare la pelle – e che mi spinge a commentare la deriva sociale che stiamo vivendo – c’erano i suoi due figli, di 8 e 11 anni, seduti sul sedile posteriore, muti testimoni di un’infanzia segnata da scelte sbagliate. Quando ha avvistato i Carabinieri, la donna ha tentato di scappare, ma è stata bloccata all’istante, ponendo fine a un anno di vessazioni.

Quello che è emerso dalle indagini non è solo un singolo episodio di intimidazione, ma un sistema di terrore psicologico che ha avvelenato la vita dei dipendenti per dodici mesi interi. Immaginatevi la tensione tra gli scaffali: questa donna individuava le auto dei lavoratori, le pedinava e le usava come leva per estorcere generi alimentari gratis. La minaccia era esplicita e brutale: “O mi dai quello che ti chiedo, oppure gli uomini ti distruggono la macchina”. È un meccanismo che, da locale, vedo ripetersi troppo spesso nelle nostre periferie, dove la precarietà economica si mescola con la disperazione, trasformando individui in predatori. I dipendenti, impauriti per le loro proprietà e per la sicurezza personale, hanno ceduto alle richieste, vivendo in un’ombra costante di ansietà che, a mio avviso, erode la fibra stessa della nostra comunità.

L’arresto è scattato con l’accusa di tentata estorsione, e la donna è stata condotta nel carcere di Secondigliano, a disposizione della giustizia. Ma la storia non si ferma qui: i bambini sono stati affidati al padre, e i servizi sociali del Comune di Giugliano sono stati allertati per monitorare la situazione familiare – un intervento che, come chi vive qui sa bene, è cruciale in un’area dove le reti di sostegno spesso scricchiolano sotto il peso di problemi atavici. È un reminder per tutti noi: dietro ogni crimine c’è un contesto sociale che merita attenzione, non solo condanna.

Episodi come questo, nell’hinterland a nord di Napoli, non sono isolati, e come cronista locale non posso tacere la frustrazione per come la criminalità minore si annidi nelle pieghe della vita quotidiana, scoraggiando chi vorrebbe denunciare. I Carabinieri di Giugliano, con il loro appello, invitano la cittadinanza a non subire in silenzio: segnalate ogni pressione estorsiva al 112, perché, come dimostra questo caso, la presenza delle forze dell’ordine e il coraggio di parlare sono le uniche armi contro chi abusa del prossimo. Nel nostro territorio, dove la resilienza è una seconda pelle, è tempo di trasformare la paura in azione collettiva, per riportare la serenità nei parcheggi e tra gli scaffali della nostra Giugliano.

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