Cronaca
Giugliano colpisce il clan Mallardo: sei arresti per estorsioni natalizie, l’ennesima sfida alla malavita locale.
Natale a Giugliano tra feste e ricatti: il clan Mallardo stringe la morsa sul commercio locale
A Giugliano, mentre le strade si illuminano per le feste, il racket del clan Mallardo getta un’ombra sinistra sui preparativi natalizi, imponendo ai commercianti una vera e propria gabella illegale che prosciuga le tasche di chi dovrebbe solo pensare a decorare vetrine e rallegrare i clienti. È un copione fin troppo familiare in questi quartieri, dove la criminalità organizzata si infiltra come un parassita nei momenti di gioia collettiva, trasformando il Natale in una stagione di paure e compromessi.
Come cronista che vive e respira le dinamiche di questa terra, non posso fare a meno di riflettere su quanto sia radicato questo problema: qui, il Natale non è solo sinonimo di regali e luminarie, ma anche di un’ombra che si allunga sui negozianti, costretti a sborsare sotto minaccia per non rischiare ritorsioni. Questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Giugliano hanno assestato un colpo significativo a questo meccanismo predatorio, eseguendo sei ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Napoli e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Il risultato? Cinque persone finite in carcere e una ai domiciliari, tutti sospettati di essere affiliati o complici del clan Mallardo, con accuse gravi che vanno dall’associazione mafiosa all’estorsione, passando per la detenzione illegale di armi.
I dettagli emersi dalle indagini raccontano una storia che conosco fin troppo bene, avendola vista ripetersi nei vicoli e nei mercati di Giugliano: il racket ha preso di mira i commercianti proprio nel periodo di maggiore affluenza, sfruttando l’aumento delle vendite per estorcere denaro con metodi brutali. Non si tratta solo di richieste verbali, ma di intimidazioni dirette, con armi brandite per spezzare ogni resistenza e far capire che non c’è spazio per i rifiuti. È un gioco al rialzo che umilia la comunità, dove chi dovrebbe alimentare l’economia locale si ritrova a finanziare, suo malgrado, la perpetuazione di un sistema criminale.
Ma ciò che rende questa vicenda ancora più inquietante, e che merita un commento critico da parte di chi osserva da vicino le piaghe sociali del territorio, è il destino di quei proventi illeciti. Secondo le ricostruzioni investigative, il denaro estorto non restava nelle mani dei singoli malviventi, ma confluiva in una “cassa comune” dell’organizzazione, gestita con una precisione quasi burocratica. Questo fondo serviva a sostenere le famiglie degli affiliati rinchiusi in carcere, fornendo loro un “stipendio mensile” illegale che funge da rete di sicurezza per mantenere il controllo sul quartiere. È un’astuzia perversa, che trasforma il pizzo in un ammortizzatore sociale al rovescio: da un lato, i commercianti locali – spesso piccole attività che lottano per arrivare a fine mese – vengono spremuti come limoni; dall’altro, la camorra si rafforza, comprando fedeltà e assicurandosi che il consenso non vacilli, specialmente quando le feste esasperano le necessità economiche di tutti, incluse quelle dei clan.
In un contesto come Giugliano, dove la vicinanza tra legalità e illegalità è spesso una linea sottile, questo meccanismo evidenzia una realtà amara: il Natale, con le sue promesse di unità e condivisione, diventa il palcoscenico ideale per esibire la forza predatoria della malavita. Non è solo un reato, è un affronto alla comunità, che si vede privata della possibilità di festeggiare senza paura. Operazioni come questa dei Carabinieri sono un segnale di speranza, ma servono sforzi continui per spezzare questo circolo vizioso, investendo in una vera rete di supporto sociale che non sia monopolizzata dalla criminalità. Qui, dove ogni strada racconta storie di resilienza e lotta, il vero regalo per i cittadini sarebbe un futuro libero da queste catene.
