Cronaca
Furti di rame mettono a rischio la centrale telefonica in Costiera: tre persone indagate dai carabinieri locali.
Furti di rame nella Costiera Amalfitana: ladri mettono ko comunicazioni e comunità locali, tre indagati #Salernitano #Carabinieri #Costiera
In una zona come la Costiera Amalfitana, dove le strette viuzze e i paesaggi mozzafiato dipendono da connessioni affidabili per turismo e vita quotidiana, è sconcertante scoprire che un anno di furti ha lasciato migliaia di persone isolate. Come cronista locale che conosce bene queste dinamiche, non posso fare a meno di riflettere su quanto questi episodi rivelino le vulnerabilità delle nostre infrastrutture, spesso trascurate in favore di un’immagine idilliaca. Qui, nel cuore del Salernitano, i Carabinieri hanno finalmente chiuso il cerchio su una banda che ha sabotato le comunicazioni, mettendo in luce non solo un reato predatorio, ma anche le carenze di un sistema che dovrebbe proteggere meglio i nostri servizi essenziali.
Questa mattina, i militari della Stazione di Tramonti e della Compagnia di Amalfi hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Salerno, su impulso della Procura di Napoli. Tre uomini si sono trovati costretti all’obbligo di dimora, un provvedimento che, per chi vive qui, sa essere solo un primo passo verso una giustizia che arranca contro crimini radicati. È frustrante pensare che, mentre i nostri borghi lottano per modernizzarsi, bande come questa sfruttino proprio le debolezze delle zone più remote, come Tramonti, per colpire dove fa più male.
L’inchiesta ha svelato come questi individui abbiano effettuato ripetuti accessi alle centrali di telecomunicazione nel comune di Tramonti, non per un colpo improvvisato, ma con un obiettivo preciso e calcolato. Tra maggio 2024 e marzo 2025, in una serie di incursioni mirate, hanno asportato ben 28 testine in plastica, componenti vitali che custodiscono contatti metallici di alto valore. Il “Tesoro” tecnologico sottratto non era solo un mucchio di materiali, ma un network di connessioni che ha compromesso gravemente la rete.
Il bilancio economico diretto si ferma a circa 12.000 euro, ma come qualcuno che osserva da vicino le ripercussioni locali, so che il vero costo è incalcolabile: ogni testina gestiva i terminali di circa 100 utenze, portando a un totale di 2.800 linee fisse interrotte o malfunzionanti. Immaginate i disagi per le famiglie, i negozianti e i servizi pubblici in un’area dove una chiamata persa può significare un’emergenza non gestita o un’opportunità turistica sfumata. I materiali trafugati – rame, berillio, bronzo fosforoso e platino – non sono solo risorse preziose per il mercato nero, ma elementi fondamentali per il funzionamento delle telecomunicazioni, amplificando l’impatto su una comunità già provata da isolamento geografico e ritardi infrastrutturali.
Questa operazione segna la fine di un’indagine che ha smascherato una vera e propria escalation criminale contro le nostre infrastrutture essenziali. Da locale, mi chiedo se non sia ora di un cambio di rotta: rafforzare la sorveglianza nelle aree periferiche non è un lusso, ma una necessità per salvaguardare il tessuto sociale di posti come la Costiera, dove ogni interruzione ricorda quanto siamo collegati e, allo stesso tempo, esposti. L’auspicio è che questa storia non si ripeta, spingendo a una riflessione più profonda su come proteggere ciò che tiene unita la nostra terra.