Cronaca
Ennesimo caos al test di Medicina: copie trapelate online, il Ministero avvia indagini urgenti
Crisi nel sistema di accesso a Medicina: i test sotto la lente del web, con ombre di irregolarità #Medicina #UniversitàItaliana #EsamiInCrisi
Da cronista locale che bazzica le aule e i caffè di Milano, dove ogni anno migliaia di giovani affrontano la corsa per un posto in Medicina, Odontoiatria o Veterinaria, non posso fare a meno di vedere questa storia come un segno preoccupante di quanto il nostro sistema di selezione stia arrancando. Quel che era partito come un filtro per scremare i più meritevoli si sta rivelando un meccanismo pieno di crepe, con il Ministero dell’Università e della Ricerca costretto a intervenire in modo massiccio per controllare fughe di informazioni online. È un po’ come se, in una città come la nostra, sempre al passo con l’innovazione, dovessimo improvvisamente dubitare della lealtà del gioco.
I controlli sono scattati subito dopo la fine delle sessioni d’esame, dove circa 55.000 aspiranti professionisti della salute hanno affrontato i quiz di Chimica, Fisica e Biologia in 44 atenei. Utilizzando un crawler avanzato per scandagliare milioni di post e contenuti sui social, il Ministero ha cercato di smascherare qualsiasi traccia di materiale d’esame. Da un lato, il risultato è rassicurante: niente di compromettente durante lo svolgimento delle prove. Ma dall’altro, emergono ombre che non possiamo ignorare, come se questo episodio fosse solo la punta di un iceberg più grande, specchio di una generazione tentata dalla scorciatoia in un percorso già così competitivo.
L’inchiesta del Ministero ha chiarito che non c’è stata alcuna diffusione di moduli ufficiali mentre gli esami erano in corso. Invece, le uniche immagini finite online erano due semplici “brutte copie” di moduli domanda, caricate nel tardo pomeriggio del 20 novembre, una volta che tutte le sessioni in Italia erano concluse. Queste foto provengono da università come la Federico II di Napoli e l’Università di Catania, luoghi che, da qui a Milano, sembrano lontani ma condividono lo stesso dilemma nazionale. È ironico, no? In un sistema che dovrebbe premiare l’onestà e la preparazione, bastano un paio di scatti per mettere in discussione l’intera baracca.
Ora, anche se la cosa è successa dopo la fine dei giochi, il Ministero non sta lasciando passare nulla: zero tolleranza, come si suol dire. I moduli in questione rimangono anonimi per ora, ma non appena saranno collegati ai nomi dei candidati, quelle prove verranno annullate seguendo le regole vigenti, e chi ha scattato e condiviso le foto se la vedrà con le conseguenze. Ma la faccenda si allarga: durante le verifiche, sono emersi post e messaggi in cui alcuni studenti ammettono apertamente di aver copiato. Materiale del genere è stato passato dritto alla Polizia Postale, che ora dovrà setacciare tutto per verificare se queste confessioni corrispondono a veri imbrogli durante i test. Da locale, mi chiedo: quante volte abbiamo visto ragazzi milanesi stressati da questi esami, e ora scopriamo che qualche collega ha provato a barare? È un colpo alla fiducia, in una città che vive di meritocrazia e ambizione.
Il Ministero prova a sminuire l’accaduto – due brutte copie su 160.000 compiti gestiti non sono granché, dicono – ma io, come chi racconta queste storie da anni, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo rifletta problemi più profondi. In un territorio come il nostro, dove le università sono crocevia di sogni e fatiche, questa indagine è un campanello d’allarme per un sistema che rischia di perdere credibilità. Gli studenti meritano trasparenza, non indagini post-fatto che lasciano un retrogusto amaro. Alla fine, mentre il Ministero mantiene alta la guardia per salvaguardare l’integrità delle selezioni, resta da vedere se questa scossa servirà a rinforzare le basi o solo a esporre altre fragilità nel mondo dell’istruzione superiore.
