Cronaca
Ennesima frode fiscale sui carburanti da 260 milioni: sequestro scattato, un duro colpo alla nostra economia locale.
#FrodeCarburantiNapoli: 260 milioni di IVA spariti nel nulla, l’ennesima coltellata all’economia locale! NapoliCorrotta ##GiustiziaEPPO
Napoli non è nuova a questi colpi bassi fiscali, ma la scoperta di una maxi-frode da 260 milioni di euro nel settore dei carburanti ci lascia ancora una volta a riflettere su quanto profonda sia la piaga dell’evasione nel nostro territorio. Dietro l’operazione “Fuel Family”, coordinata dalla Procura europea, c’è un meccanismo criminale che non solo drena risorse dallo Stato, ma anche dall’anima stessa della nostra economia locale, dove gli onesti imprenditori lottano per tenere bottega.
Tutto è partito all’alba di oggi, con la Guardia di Finanza che ha messo le mani su beni legati a una vasta rete criminale specializzata in importazioni e vendite di prodotti petroliferi, eludendo sistematicamente le tasse. Al centro delle indagini c’è una società formalmente intestata alla moglie di un noto imprenditore campano, già condannato in primo grado a otto anni di reclusione lo scorso 15 ottobre. Eppure, nonostante l’astuta intestazione fittizia, quest’uomo manteneva il pieno controllo, trasformando l’azienda in un ingranaggio perfetto per alimentare un giro di affari sporchi. Da qui, un deposito fiscale a Magenta, in provincia di Milano, fungeva da hub cruciale, permettendo di distribuire carburante in modo fraudolento e lasciando un’ombra lunga sulla nostra regione.
Il trucco era quello classico della “frode carosello”, un balletto ben rodato che coinvolgeva l’importazione di carburante dalla Croazia, Slovenia e altri Paesi dell’UE attraverso una catena di oltre 40 società “missing trader” italiane. Queste entità, create al volo e destinate a evaporare nel nulla, acquistavano il prodotto senza mai versare l’IVA, generando un buco da oltre 1 miliardo di euro in fatture per operazioni inesistenti. Come un cronista del Sud, non posso fare a meno di commentare quanto questo sia un affronto alla nostra comunità: qui, dove i prezzi al distributore già mordono le tasche dei pendolari e delle famiglie, queste pratiche permettono ai furbi di svendere il carburante, distorcendo la concorrenza e lasciando gli operatori onesti a raccogliere le briciole.
Questa non è una novità: l’indagine affonda le radici a marzo 2024, quando il gruppo – composto da 59 indagati e 13 società – fu già smantellato con misure cautelari per otto persone e sequestri di beni per 20 milioni di euro, inclusi un resort turistico e più di 150 immobili. Ma ciò che rende tutto più amaro è il sospetto di riciclaggio: i proventi illeciti, stimati in oltre 35 milioni di euro, viaggiavano attraverso conti in Ungheria e Romania, per poi essere prelevati in contanti e reinvestiti chissà dove. Per noi che viviamo qui, in Campania, è un segnale chiaro di quanto le reti criminali siano intrecciate con il tessuto locale, spesso legate da vincoli familiari che rendono il tutto ancora più insidioso.
In un territorio come il nostro, dove la criminalità economica erode fiducia e opportunità, questa frode non è solo un reato contro lo Stato, ma contro tutti noi. Ha permesso a un gruppo ristretto di arricchirsi a dispetto della libera concorrenza, lasciando un’eredità di prezzi gonfiati e affari asfittici per chi gioca pulito. È tempo che le istituzioni rafforzino i controlli, perché Napoli merita di più di queste storie ricorrenti – una vera rinascita economica, lontana dalle ombre di chi pensa di poter sempre scampare.
