Seguici sui Social

Cronaca

Dopo la tragedia sul Faito, parte il recupero della cabina tanto attesa.

Pubblicato

il

Dopo la tragedia sul Faito, parte il recupero della cabina tanto attesa.

#TragediaDelFaito: A Castellammare, sette mesi dopo, parte il recupero per svelare i segreti della funivia

In questa terra di bellezze naturali e storie complicate come quelle di Castellammare di Stabia, dove il Monte Faito domina il paesaggio come un gigante silenzioso, è scattata oggi un’operazione che tutti aspettavamo con un misto di speranza e scetticismo. Sette mesi fa, il 17 aprile, una funivia che per decenni ha portato turisti e locali verso le vette, si è trasformata in un incubo, lasciando dietro di sé dolore e troppe domande. Ora, finalmente, si prova a fare luce su quel disastro che ha ferito non solo le vittime, ma l’intera comunità.

Le manovre di recupero sono partite con il peso di un’inchiesta giudiziaria disposta dal GIP del Tribunale di Torre Annunziata il 23 giugno scorso, affidate ai Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Napoli – veri eroi di questa zona, abituati a fronteggiare emergenze tra mare e montagna. Il primo passo è stato il recupero del carrello della cabina, estratto con precisione chirurgica dall’elicottero del Nucleo di Pontecagnano, come un artiglio che afferra il passato per portarlo alla luce. Questa parte cruciale, potenzialmente chiave per le perizie tecniche, è stata strappata da una scarpata impervia, un inferno di roccia e vegetazione che ha richiesto una bonifica massiccia: taglio di alberi, rimozione di massi instabili e installazione di ponteggi e scale per rendere accessibile quel che la natura aveva reclamato.

Conosco bene queste dinamiche locali: il Monte Faito non è solo un’attrazione turistica, è il polmone verde di Castellammare, un simbolo di evasione per chi vive tra il caos urbano e le sfide economiche. Eppure, incidenti come questo ci ricordano quanto sia fragile il nostro equilibrio con il territorio. Il carrello, una volta recuperato, è stato trasferito con scorta dei Vigili del Fuoco allo Spolettificio Militare di Torre Annunziata, dove periti e consulenti potranno analizzarlo a fondo. È un momento che sa di svolta, ma anche di ritardo: sette mesi sono tanti per una comunità che ha visto le proprie ferite rimarginarsi a fatica, tra memoriali improvvisati e discussioni accese nei bar del centro.

Se il meteo collaborerà, nei prossimi giorni toccherà alla cabina e al resto del traliccio, completando così il puzzle di un incidente che costò la vita a quattro persone – il macchinista e tre turisti – e lasciò un sopravvissuto con ferite profonde, non solo fisiche. Questa fase dell’inchiesta è la più delicata, quella che potrebbe isolare la causa tecnica del distacco fatale, offrendo finalmente una verità processuale. Da locale, mi chiedo se questo basterà a ripristinare la fiducia in infrastrutture che, per noi stabiesi, sono essenziali per l’economia e l’identità. Non è solo giustizia per le vittime, è un campanello d’allarme per un territorio che deve imparare dai suoi errori, senza illudersi che la natura o la burocrazia ci salvino da noi stessi.

Fonte

Questo sito web non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Alcuni contenuti sono generati attraverso una combinazione di una tecnologia proprietaria di IA e la creatività di autori indipendenti.
Per contatti [email protected]