Cronaca
Dopo DAZN, la Lega alza il tiro: risarcimenti più pesanti per i “pirati” del calcio locale, ma bastano a fermare l’ingegno nostrano?
#LegaSerieAInPiedi: I pirati del calcio ora pagheranno di più, ma basterà a fermarli?
La battaglia contro i “pezzotti” del calcio italiano si intensifica, con la Lega Serie A che entra in campo per chiedere risarcimenti più pesanti di quelli di DAZN, puntando a colpire duro quei 2.000 utenti già smascherati dalle forze dell’ordine. Qui da noi, dove il pallone è una fede ma i costi degli abbonamenti spesso un lusso, questa mossa non fa che accendere il dibattito su chi davvero ci guadagna in questa guerra.
Come cronista locale che vive queste dinamiche quotidiane, non posso fare a meno di notare come la pirateria sportiva sia radicata nelle nostre comunità, specie in un Sud Italia dove le famiglie stringono la cinghia per seguire la squadra del cuore. L’organizzazione del campionato ha annunciato che le sue richieste di indennizzo supereranno quelle già inviate da DAZN, mirando a creare un effetto deterrente che scoraggi una volta per tutte l’accesso illegale alle partite. È una strategia che, sulla carta, suona ambiziosa, ma quante volte abbiamo visto simili sforzi arenarsi contro la realtà delle abitudini radicate?
La stessa platea di destinatari – circa 2.000 persone individuate dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Lecce – ha già ricevuto le multe previste dalla legge “anti-pezzotto”, con importi che vanno dai 154 ai 5.000 euro, più i 500 euro richiesti da DAZN per chiudere la faccenda in modo rapido e stragiudiziale. Questa identificazione è arrivata grazie a Piracy Shield, il sistema che traccia gli indirizzi IP legati agli streaming illegali, permettendo alle autorità di risalire ai dati personali tramite i provider internet. La Lega Serie A, attingendo dalla stessa lista, si prepara a formulare le sue richieste, anche se il presidente Ezio Maria Simonelli non ha ancora svelato cifre precise né i dettagli operativi.
Proprio qui, nel nostro territorio, dove tanti usano metodi improvvisati per aggirare i costi, mi chiedo se tutto questo basti davvero. L’interrogativo principale resta l’efficacia contro chi si nasconde dietro una VPN, quella tecnologia che maschera l’IP e rende anonime le connessioni, spesso con policy di “zero logging” che non lasciano tracce. È un po’ come inseguire un’ombra: la Lega e DAZN stanno giocando d’anticipo, ma la pirateria è un avversario scaltro, adattabile, e noi locali lo sappiamo bene, tra discussioni al bar e condivisioni online che alimentano il fenomeno.
Al di là del recupero economico, l’obiettivo dichiarato è strategico: scoraggiare la visione illegale per proteggere i diritti sportivi. In un contesto come il nostro, dove il calcio unisce e divide le comunità, una riduzione significativa della pirateria sarebbe una vittoria reale per chi detiene i diritti. Eppure, come qualcuno del posto potrebbe ironizzare, fino a quando gli abbonamenti resteranno un peso per le tasche medie, questi deterrenti potrebbero essere solo un palliativo. La vera partita, a mio avviso, si gioca nel rendere accessibile ciò che amiamo, senza dover ricorrere all’illegale.
