Cronaca
Dopo 15 anni di processi, condanne severe per il traffico droga nei quartieri d’élite di Napoli: una giustizia a passo lento? (89 caratteri)
#NapoliArchiviaUnCasoDiDroga: Dopo 15 anni di processi, la giustizia mette un punto su un traffico insospettabile tra élite e strade
Napoli, città di contrasti eterni tra splendore e ombre, ha finalmente visto la chiusura di un procedimento giudiziario che si trascinava da quindici anni, esponendo come poche altre storie l’ipocrisia di certi ambienti “rispettabili”. Questa sentenza non è solo un epilogo legale, ma un specchio delle dinamiche locali, dove il traffico di droga si intreccia con la cosiddetta “Napoli bene”, rivelando quanto il crimine possa annidarsi in salotti insospettabili, lontano dai vicoli chiassosi ma non per questo meno pericoloso. Come cronista di queste strade, mi chiedo spesso quanto tempo debba passare perché la giustizia non sia solo un ritardo, ma un deterrente reale per una comunità stanca di promesse.
Il Tribunale di Napoli, con la quarta sezione penale presieduta dalla dottoressa Piccirillo, ha emesso oggi un dispositivo che chiude un’intricata indagine su un’associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, includendo numerosi casi di spaccio al dettaglio tra il centro storico e altri contesti insospettabili. Decine di imputati hanno visto le loro posizioni definite, con un mix di condanne severe e assoluzioni che, come spesso accade da queste parti, lascia spazio a riflessioni critiche sul sistema. In una città dove la criminalità organizzata è un’ombra costante, questo caso evidenzia come il narcotraffico non sia solo affare di periferie, ma si insinui in strati sociali elevati, alimentando un’economia sommersa che corrode il tessuto urbano.
Tra le condanne più pesanti, il collegio ha inflitto pene che rispecchiano il ruolo di promotori e organizzatori nel sodalizio. Guido De Paolo, ritenuto un pilastro dell’operazione, è stato condannato a 20 anni di reclusione, con l’unificazione dei reati sotto la continuazione, escludendo aggravanti ma riconoscendo la recidiva – una sentenza che, da locale, mi fa pensare a quanto queste figure continuino a influenzare quartieri come il centro, dove il denaro sporco si mescola alla vita quotidiana. Gagliano Giuseppe ha ricevuto 13 anni e 6 mesi, mentre Giuseppe Sarpa, accusato di essere parte attiva dell’associazione e di vari episodi di spaccio, è stato colpito da 20 anni. Altri, come Giuseppe Aiello per reati continuati di spaccio, hanno ottenuto 6 anni, e Mauro Passeggio è stato condannato a 10 anni e 8 mesi per cessione di droga continuata, al netto di alcuni episodi esclusi. Queste pene, con le loro interdizioni dai pubblici uffici e divieti di espatrio, non sono solo punizioni: sono un promemoria delle lacune sociali, dove il ritardo della giustizia permette a simili reti di prosperare, erodendo la fiducia dei napoletani nelle istituzioni.
Ma è nelle assoluzioni che emerge il lato più controverso, spesso con formule che lasciano spazio a dubbi e critiche. Il Tribunale ha assolto, tra gli altri, Giusepope Iorio – per il quale la Procura aveva richiesto 14 anni – insieme a Giuseppe Gaiano e Nunzia De Palo. “Per non aver commesso il fatto” è stata la formula applicata anche ad Antonio Innocente, Maria Campolongo, Cristiana Ciaccello, Imperatrice Vincenzo e Beatrice Umberto, così come a Gison Luigi, Di Palma Giovanni, Petriccione Rosario, Gaetano Giovanni, Cossicato Gianluca, Annunziato Damiano e Apri Alessandro per un episodio già deciso con sentenza definitiva. Queste assoluzioni piene, in un contesto come Napoli, dove le prove possono essere elusive e i processi eterni, mi spingono a riflettere su quanto il sistema giudiziario a volte assomigli a una lotteria: da un lato, punisce con durezza; dall’altro, libera senza chiarire del tutto, lasciando la comunità a interrogarsi sulle vere responsabilità e sulle connivenze nascoste.
Oltre alle pene principali, la sentenza include un articolato pacchetto di sanzioni accessorie che sottolinea l’approccio punitivo del Tribunale. Condannati come De Palo Guido, Gaiano Giuseppe e Sarpa Giuseppe sono stati dichiarati interdetti dai pubblici uffici e soggetti a interdizione legale per la durata della pena. Inoltre, De Palo Guido e Sarpa Giuseppe dovranno affrontare il divieto di espatrio e il ritiro della patente per due anni, con l’obbligo di coprire le spese processuali e di custodia cautelare. Il deposito della motivazione è fissato entro 90 giorni. In una Napoli che lotta contro il declino sociale e l’infiltrazione criminale, queste misure appaiono come un tentativo di blindare la società, ma non bastano a cancellare il senso di ingiustizia diffusa, dove processi così lunghi rischiano di essere più un rituale che una vera risposta.
Alla fine, questa sentenza non è solo un capitolo chiuso, ma un invito a guardare più da vicino le contraddizioni del nostro territorio: una città che, tra bellezze millenarie e problemi atavici, merita una giustizia più agile e incisiva per spezzare il ciclo di impunità e corruzione. Come napoletano e cronista, spero che serva da lezione per tutti noi.
