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Cronaca

Da Casoria al Sannio e Irpinia: il clan Musella e i suoi traffici di cocaina che avvelenano il territorio locale.

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Da Casoria al Sannio e Irpinia: il clan Musella e i suoi traffici di cocaina che avvelenano il territorio locale.

#TrafficoDiCocainaConMezziEmergenza: La Banda di Casoria Inunda Sannio e Irpinia, Ma la Giustizia è a Un Passo

In una terra come la Campania, dove il confine tra emergenza reale e inganno criminale si sfuma troppo spesso, emerge un altro capitolo di cinismo che sfrutta proprio chi dovrebbe aiutare la comunità. Il gruppo di Casoria, capeggiato dalla famiglia Musella, ha trasformato un innocuo mezzo della Protezione Civile in una macchina per il narcotraffico, eludendo controlli e seminando cocaina nelle province del Sannio e dell’Irpinia. Come cronista locale, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo episodio rispecchi la fragilità del nostro tessuto sociale: qui, dove la disoccupazione morde e le risorse scarseggiano, il crimine si traveste da servizio pubblico, erodendo la fiducia nei nostri stessi presidi di sicurezza. #CronacaCampania #Antimafia #SannioIrpinia

La storia di questa “holding della cocaina” – come l’hanno ribattezzata gli inquirenti – è un mix di astuzia e audacia che ci fa scuotere la testa. Al centro c’è un fuoristrada della Protezione Civile, ormai dismesso ma ancora carico di simboli ufficiali, utilizzato per trasportare la droga da Napoli verso le piazze dello spaccio. “Permesso speciale”, lo chiamavano: un escamotage che permetteva ai trafficanti di passare inosservati, sfruttando l’autorità implicita di un veicolo con lampeggianti e scritte istituzionali. Eppure, questo trucco da quattro soldi ha finito per essere la loro rovina, grazie alle intercettazioni che hanno permesso di smantellare la rete.

Gli arresti, scattati in un blitz serrato, hanno portato in carcere sei persone e ne hanno mandate una ai domiciliari, ma il vero cervello, Edoardo Musella di 44 anni, resta latitante, scatenando una caccia che tiene gli investigatori del Sannio col fiato sospeso. Come locale che conosce bene queste strade, mi chiedo quanto sia facile per gente del posto come i Musella navigare tra le pieghe del sistema: Casoria non è lontana, e le sue dinamiche di clan si intrecciano con i nostri problemi quotidiani, amplificando un ciclo di illegalità che avvelena le nostre comunità.

Il metodo era semplice ma spregiudicato: il “cavallo di Troia con i lampeggianti” – come è stato definito negli atti – serviva a evitare i controlli delle forze dell’ordine. Gli agenti della Squadra Mobile di Benevento, guidati da chi sa bene quanto il Sannio sia esposto a questi rischi, hanno trasformato quel veicolo in una trappola, piazzando cimici che hanno registrato mesi di conversazioni. Così, è emersa una struttura gerarchica quasi aziendale, con ruoli ben definiti e una precisione che fa riflettere sulla professionalizzazione del crimine nel nostro territorio. Al vertice, Edoardo Musella, il “fantasma” che orchestava acquisti, vendite e flussi di denaro. Suo padre, Gennaro di 66 anni, fungeva da organizzatore logistico, mentre Patrizio Buonocore di 61 anni guidava il mezzo, rendendo il tutto ancora più insidioso.

Poi ci sono i grossisti locali: Giuseppe Mucci e Roberto Marino, descritti come “stabili acquirenti” che compravano “cospicui” quantitativi per rivenderli nelle loro aree. Mucci operava da Apollosa, Marino da Altavilla Irpina – luoghi che frequento e che so essere crocevia di traffici sotterranei. Bruno Adinolfi, infine, era il custode della merce, il magazziniere di questa cupa impresa. Le intercettazioni parlano di un’attività incessante: solo per Mucci, decine di consegne, da 5.000 euro a settembre 2023, a 100 grammi per 3.500 euro a ottobre, fino a oltre 219 grammi a gennaio 2024. Numeri che, da chi vive qui, suonano come una condanna per le nostre comunità, dove la droga non è solo un business, ma un veleno che corrode famiglie e futuro.

Ma c’è un’ombra più oscura: l’inchiesta ha svelato anche un episodio di violenza legato al gruppo. Un tentativo di estorsione per 32.500 euro, con Roberto Marino come mandante e Sabato e Gennaro Ferrante come esecutori. La vittima, un debitore di droga, è stata aggredita a Benevento: minacciato con una mitraglietta, colpito con il calcio di una pistola e pestato, riportando un trauma cranico e cinque giorni di prognosi. È un capitolo che, come cronista immerso in queste realtà, mi fa riflettere sul clima di intimidazione che pervade il Sannio e l’Irpinia, dove il debito non è solo economico, ma un pretesto per affermare il dominio.

Ora, gli arrestati attendono l’interrogatorio dal GIP Mariano Sorrentino, sparpagliati tra le carceri di Napoli e Avellino. La caccia a Edoardo Musella continua, e mentre le difese legali si preparano, noi del territorio ci domandiamo: quanto ancora dovremo sopportare questi colpi al cuore della nostra società? È un richiamo alla vigilanza, perché qui, tra le nostre colline e le nostre strade, la lotta contro il crimine non è solo una questione di leggi, ma di riscatto collettivo.

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