Cronaca
Condannato il boss ‘o Pecuraro per estorsione al campus: un altro segnale contro la piaga del racket locale.
Boss del Casertano beccato per tangenti su un campus: una condanna che fa discutere, ma non abbastanza! #Camorra #GiustiziaNapoli #AppaltiSottoAssedio
Ah, Napoli e il Casertano, terre di contraddizioni dove la camorra si insinua nei meandri degli appalti pubblici come un’ombra persistente. Prendete il caso di Clemente Massaro, il boss locale noto per le sue trame illecite: è stato condannato a cinque anni e sei mesi per estorsione aggravata, una pena che suona come un timido schiaffo al polso rispetto ai dodici anni chiesti con forza dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Come cronista che bazzica queste strade da anni, vi dico che questa decisione del GIP Anna Tirone non fa altro che rispecchiare una vecchia trama del nostro territorio – quella in cui le prove schiaccianti non sempre bastano a infliggere il colpo decisivo.
Tutto ruota attorno a un appalto da quattro milioni di euro per la costruzione di un campus scolastico a Santa Maria a Vico, un progetto che avrebbe dovuto essere un passo avanti per l’educazione dei nostri ragazzi, ma che invece è diventato un altro palcoscenico per la criminalità organizzata. Massaro, ‘o pecuraro, a capo del suo clan nell’area est del Casertano, e la sua compagna Antonietta Sgambato, soprannominata ‘a sparatora, avrebbero fatto irruzione nel cantiere più volte, pretendendo una tangente tra il 2 e il 3% dell’importo totale. Immaginate la scena: questi due che si presentano come se il cantiere fosse il loro feudo personale, incassando una prima rata a febbraio 2025 e tornando alla carica prima di Pasqua per un’altra dose di soldi illeciti.
Le telecamere di videosorveglianza hanno catturato tutto con la chiarezza di un film noir, mostrando Massaro e Sgambato mentre afferravano il denaro e lo nascondevano con fare sospetto. Eppure, nonostante queste prove inconfutabili, il giudice ha optato per una condanna parziale. Massaro, difeso dagli avvocati Orlando Sgambati e Valerio Stravino, se la cava con una pena che, a mio avviso, sottovaluta il danno inflitto alla comunità: l’estorsione non è solo un reato, è un affronto alla fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni. E che dire di Sgambato, difesa da Alberto Martucci e Orlando Sgambati? È stata assolta del tutto e scarcerata immediatamente, nonostante la DDA avesse chiesto dieci anni per lei. Qui, da un osservatore locale come me, emerge una domanda scomoda: quanto pesano davvero le evidenze quando la camorra intreccia i suoi fili con la burocrazia?
Questo episodio non è isolato; è il riflesso di un sistema dove gli appalti pubblici, specie in zone come il Casertano, diventano prede facili per chi sa muoversi nell’ombra. Come giornalista radicato in queste dinamiche, non posso fare a meno di sottolineare come tali condanne “leggere” alimentino un senso di impunità che erode la nostra società. Serve un cambio di rotta, una giustizia che non si limiti a punire ma che scoraggi sul nascere queste infiltrazioni. Alla fine, mentre Massaro sconterà la sua pena, il vero vincitore è il clan che continua a prosperare, lasciando noi, la gente del territorio, a chiederci quanto ancora dovremo aspettare per vedere un vero cambiamento.
