Cronaca
Circumvesuviana, ennesimo stop per i nuovi treni: la consegna slitta ancora, terza volta in quattro anni.
Ritardi eterni sulla Circum: la pazienza dei napoletani è al limite #Napoli #TrasportiInFuga #Campania
Ah, la Circumvesuviana, quel fiero serpente di ferro che si arrampica tra il Vesuvio e il golfo di Napoli, continua a essere un simbolo di promesse mancate e attese infinite. Come cronista locale che ogni giorno vede pendolari affannati e turisti delusi, non posso fare a meno di riflettere su come questa linea, vitale per il tessuto quotidiano della Campania, sia intrappolata in un ciclo di ritardi che affonda le radici in errori gestionali e contrattuali. Non è solo un problema di treni, è una metafora delle nostre lotte per modernizzare un territorio dove il trasporto pubblico dovrebbe essere il collante tra città e hinterland, invece di un freno allo sviluppo.
La società spagnola Stadler, responsabile della fornitura, ha richiesto un’altra proroga – la terza in soli quattro anni – mettendoci di fronte a un déjà-vu che sa di beffa. L’Eav, l’azienda regionale che gestisce la rete, non ci sta e risponde con fermezza, minacciando sanzioni e azioni legali per i danni accumulati. In una lettera del 7 novembre inviata alla sede di Valencia, il presidente Umberto De Gregorio descrive la situazione come “drammatica”, e non ha tutti i torti: con le elezioni regionali del 23 e 24 novembre all’orizzonte, questo dossier rischia di diventare la prima grana per chi siederà al timone della Regione.
Pensateci: nel 2019, erano stati ordinati 56 nuovi convogli, ciascuno dal costo salato di 6,5 milioni di euro, per ridare fiato a una linea che è tra le più disastrate d’Italia. Eppure, a oggi, ne sono arrivati solo tre, e nemmeno quelli sono entrati in servizio per via dei collaudi pendenti. Secondo il contratto, avremmo dovuto avere 38 treni già operativi, ma eccoci qui, con binari mezzi vuoti e passeggeri costretti a orari incerti. L’Eav ha respinto categoricamente ogni concessione, diffidando Stadler dal peggiorare le cose. “Non è possibile accogliere ulteriori richieste di proroga o modifiche alle condizioni di pagamento”, si legge nella missiva, “e ci riserviamo di agire in tutte le sedi, anche giudiziarie”. Come locale, mi chiedo: quante volte dovremo assistere a questi teatrini prima che qualcuno paghi davvero per questi fallimenti?
A complicare il quadro, c’è lo sciopero di 24 ore indetto dal sindacato Confail, con un’adesione che ha sfiorato il 30% nelle passate mobilitazioni. La Circum, già martoriata da cancellazioni e guasti quotidiani, si prepara a un’altra giornata di caos, un colpo basso per chi dipende da questa linea per lavoro, scuola o vita quotidiana. Qui, nei vicoli di Napoli e nei sobborghi vesuviani, questi disagi non sono astratti: significano ore perse, appuntamenti saltati e una qualità della vita erosa dal tempo. È un problema che va oltre i numeri, toccando il cuore delle dinamiche sociali del nostro territorio, dove il trasporto efficiente potrebbe essere la chiave per un’economia più vivace, invece di un ostacolo che alimenta malcontento e sfiducia.
Alla fine, questo non è solo un ritardo sui binari, ma un segnale preoccupante per il futuro della Campania. Il nuovo presidente regionale erediterà un dossier bollente, e senza una svolta concreta, la Circumvesuviana rischia di restare bloccata, non solo fisicamente, ma anche nelle promesse politiche che si ripetono da anni. Come chi vive e respira questa terra, spero che questa volta le parole si traducano in fatti, prima che la frustrazione dei cittadini si trasformi in un treno che nessuno vuole più prendere.
