Cronaca
CGIL in mobilitazione per il 12 dicembre: “Manovra ingiusta e salari fermi, un segnale di disagio nella nostra comunità”.
#ScioperoCGIL12Dicembre: La Cgil si mobilita contro una manovra ingiusta, mentre i lavoratori locali sentono il peso della crisi
In una Firenze affollata di delegati sindacali, la Cgil ha dichiarato guerra alla manovra economica del governo, annunciando uno sciopero generale per il 12 dicembre. Come cronista del territorio, non posso fare a meno di riflettere su quanto questa decisione rispecchi le frustrazioni quotidiane qui in Campania, dove le famiglie lottano con salari stagnanti e servizi pubblici al collasso. È un richiamo alla realtà, un grido che va oltre le aule romane, toccando le strade di Napoli e delle nostre province, dove il divario tra promesse e fatti si allarga ogni giorno.
Maurizio Landini, segretario della Cgil, ha guidato l’assemblea con un messaggio chiaro e diretto, puntando il dito su quella che definisce l’emergenza nazionale: i salari bloccati. “Riteniamo che questa sia una manovra ingiusta, sbagliata e la vogliamo cambiare”, ha affermato, sottolineando come il governo stia ignorando le basi del benessere dei lavoratori. Qui da noi, dove molti dipendenti pubblici e privati arrancano per arrivare a fine mese, questa critica risuona come un’eco familiare. Non è solo polemica; è un commento realistico su una situazione che conosco bene, con amici e colleghi che vedono i loro redditi erosi dall’inflazione senza alcun sostegno concreto.
Le richieste del sindacato sono specifiche e, a mio parere, più che legittime in un contesto locale come il nostro. Landini insiste sulla necessità di risorse per rinnovare i contratti dei dipendenti pubblici, ma non in modo superficiale: “non una mancia”. Inoltre, propone una detassazione universale, che includa sia i lavoratori pubblici che privati, senza limiti di reddito, e chiede la restituzione del cosiddetto fiscal drag. Come sottolinea lui: “Lavoratori, dipendenti e pensionati negli ultimi tre anni hanno pagato 25 miliardi di tasse in più solo perché di fronte all’aumento dei prezzi e dell’inflazione non sono stati rivalutati automaticamente le detrazioni e gli scaglioni”. In Campania, dove il costo della vita è salito alle stelle, questa è una ferita aperta: pensate ai nostri infermieri o insegnanti, che pagano di più senza vedere un centesimo in più in busta paga. È ironico, no? Mentre il governo parla di crescita, i cittadini pagano il prezzo delle sue omissioni.
Le critiche di Landini non si fermano ai salari; prendono di mira anche la sanità e la scuola, settori che qui in Campania viviamo sulla pelle ogni giorno. “Siamo di fronte a 6 milioni di persone che non si possono curare, liste d’attesa infinite e una situazione pessima per chi lavora nella sanità, con infermieri e medici costretti a turni gravosissimi”, ha dichiarato. Come locale, non posso che annuire: le nostre strutture ospedaliere sono sovraccariche, e i ritardi nelle cure non sono solo statistiche, ma storie di persone reali che conosco. Allo stesso modo, la richiesta di più fondi per l’istruzione e i servizi sociali, inclusa una legge sulla non autosufficienza, sembra una priorità ovvia in un territorio dove le scuole scricchiolano e gli anziani sono spesso lasciati soli.
Per finanziare queste misure, Landini ha proposto una soluzione che potrei definire audacemente equa: un contributo di solidarietà dell’1% sui patrimoni superiori ai 2 milioni di euro. “Stiamo parlando di 500mila persone che sono ricche”, ha spiegato, aggiungendo che “Basterebbe un loro contributo al fisco dell’1% per avere 26 miliardi da investire nella sanità, per le assunzioni, sulla scuola, per aumentare gli stipendi a tutte le persone”. È una mossa provocatoria, certo, ma da un punto di vista locale, suona come un richiamo alla giustizia sociale. In una regione come la nostra, segnata da disuguaglianze, questa idea potrebbe essere il primo passo per riequilibrare le cose, anche se dubito che i vertici del governo la prendano sul serio.
Il 12 dicembre, dunque, non è solo una data: è un test per il sindacato e per il governo, in un momento di tensioni sociali che si fanno sempre più palpabili. Come cronista immerso in queste dinamiche, vedo questa mobilitazione non come un semplice sciopero, ma come un’opportunità per il nostro territorio di farsi sentire. Se la Cgil riuscirà a galvanizzare le masse, potrebbe innescare un cambiamento reale, o almeno un dibattito più onesto su come affrontare le emergenze quotidiane. Qui in Campania, dove le battaglie per i diritti sono pane quotidiano, questa giornata potrebbe segnare la differenza tra indifferenza e azione concreta.
