Cronaca
Campi Flegrei, sciame sismico concluso: 31 scosse in totale, la più forte vista in diretta TV da tutta la comunità.
#TerremotoPozzuoli: I Campi Flegrei si risvegliano con una scossa da 3.3, mentre Napoli festeggia! #CampiFlegrei #SicurezzaTerritoriale
I Campi Flegrei non smettono di farci ricordare quanto sia fragile il nostro territorio, con l’ennesimo sciame sismico che ha raggiunto il culmine ieri sera a Pozzuoli, scuotendo le nostre case e i nostri nervi in un momento di euforia per la vittoria del Napoli. Come cronista locale, cresciuto tra queste strade vulcaniche, non posso fare a meno di riflettere su come questi eventi, pur non causando danni, sottolineino una realtà che stiamo sottovalutando da troppo tempo.
La scossa principale, di magnitudo 3.3, è arrivata alle 23:21, con l’epicentro proprio alla Solfatara e una profondità di appena 2,7 chilometri, rendendola fin troppo reale per chi vive a Bacoli, Pozzuoli e persino nei sobborghi di Napoli. Immaginate la scena: le emittenti locali stavano trasmettendo i festeggiamenti per la Champions League, con commenti euforici che all’improvviso si sono interrotti per il boato della terra. È ironico, quasi crudele, come la natura si intrometta nelle nostre gioie quotidiane, ricordandoci che sotto i nostri piedi c’è un calderone in ebollizione. Per i residenti, abituati a questi “risvegli” della terra, è stato un brusco richiamo alla realtà, amplificando paure che covano da anni.
Lo sciame è iniziato poco prima, alle 23:09 del 25 novembre, e secondo i dati dell’Osservatorio Vesuviano, ha contato 31 terremoti con magnitudo Md ≥ 0.0, tutti concentrati nell’area flegrea, senza fortunatamente riportare danni a persone o cose. Ma come un giornalista del posto, non posso ignorare il contesto più ampio: dall’inizio del 2025, abbiamo contato ben 8.155 eventi sismici, un balzo rispetto ai 6.745 del 2024 e i 6.066 del 2023. Questo trend al rialzo non è solo un dato statistico; è un campanello d’allarme per una comunità che vive in bilico tra bellezza e rischio. Le autorità, con i monitoraggi costanti dell’Ingv e del Centro Funzionale di Protezione Civile, fanno il loro lavoro, ma mi chiedo se basti davvero. Qui, dove il bradisismo è parte del paesaggio, ci sentiamo un po’ trascurati, come se l’abitudine a questi fenomeni ci renda meno prioritari.
La Solfatara, quel “vulcano addormentato” che è al centro di tutto, continua a essere il punto focale, con i suoi fumi e le sue vibrazioni che tengono alta la guardia. Parlando con i vicini, sento una miscela di rassegnazione e preoccupazione: siamo stanchi di questi “risvegli” improvvisi, ma sappiamo che panico non aiuta. L’amministrazione comunale, saggiamente, invita alla calma e al rispetto delle indicazioni ufficiali, un messaggio che come locale appoggio, anche se mi fa riflettere su quanto poco stiamo investendo in prevenzione e educazione. Alla fine, questi terremoti non sono solo scosse; sono un invito a dialogare con il nostro territorio, a prepararci meglio per evitare che un giorno la routine si trasformi in tragedia.
