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Cronaca

Caivano, giustizia ribadisce: confermate in appello le condanne per i due maggiorenni negli stupri sulle cuginette.

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Caivano, giustizia ribadisce: confermate in appello le condanne per i due maggiorenni negli stupri sulle cuginette.

#Caivano non dimentica: Confermate le condanne per gli orrori sulle cuginette #Giustizia #TutelaMinori #ComunitàInLotta

In un comune come Caivano, dove le strade conoscono fin troppo bene le cicatrici di violenza e indifferenza, la Corte d’Appello di Napoli ha messo un punto fermo su una storia che ha ferito nel profondo la nostra comunità. Questa sentenza non è solo un verdetto legale, ma un riflesso delle lotte quotidiane che affrontiamo qui, tra famiglie che lottano per la sicurezza dei più piccoli e un sistema che, a volte, sembra arrancare di fronte a crimini così efferati.

I fatti, ormai noti tra le vie di Caivano, vedono due giovani locali confermati colpevoli di aver inflitto violenze inimmaginabili a due cuginette innocenti. Pasquale Mosca, 21enne del posto, si è visto confermare una pena severa: 13 anni, 4 mesi e 20 giorni di carcere. Per Giuseppe Varriale, anch’egli 20enne, la Corte ha optato per una riduzione della condanna, portandola a 8 anni e 8 mesi, rispetto ai 12 anni e 5 mesi decisi in primo grado. Un alleggerimento che, da queste parti, fa discutere, perché in un territorio dove la delinquenza giovanile è un’ombra costante, ogni sconto di pena rischia di essere percepito come un passo indietro nella lotta per la deterrenza.

Le accuse restano gravi e inconfutabili: violenza sessuale di gruppo, minacce e la diffusione illecita di materiale sessualmente esplicito, crimini che non solo hanno devastato le vite delle vittime, ma hanno anche esposto la fragilità del nostro tessuto sociale. Gli avvocati difensori avevano sperato in una revisione più sostanziale, ma la Corte ha sostanzialmente retto le posizioni iniziali, confermando la gravità per Mosca e concedendo solo un parziale sollievo a Varriale. Come cronista locale, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo caso evidenzi le crepe nel nostro sistema: quante volte, a Caivano, abbiamo visto giovani persi in un vortice di bravate che sfociano nel tragico? È un promemoria che la prevenzione, dalle scuole ai quartieri, deve essere prioritaria, altrimenti rischiamo di piangere altre vittime.

Dalla parte delle famiglie, colpisce il senso di sollievo misto a risolutezza. “Soddisfazione per la decisione della Corte”, hanno espresso i parenti della vittima più piccola, attraverso la loro avvocata Clara Niola. Queste parole, pronunciate con la voce di chi ha affrontato l’abisso, riecheggiano nelle nostre strade come un appello collettivo. In un comune segnato da abbandono e disagi sociali, questo verdetto rinfocola il dibattito su come proteggere davvero i minori – non solo con le leggi, ma con una comunità più vigile e solidale. A Caivano, dove ogni caso del genere è un colpo al cuore della nostra identità, ci chiediamo: bastano queste pene a scoraggiare i mostri tra noi, o è tempo di investire in educazione e supporto per evitare che storie come questa diventino la norma?

In fondo, questa sentenza è un piccolo passo verso la guarigione, ma per noi che viviamo qui, è anche un invito a non voltare lo sguardo. La giustizia ha parlato, ma la vera sfida è nelle nostre mani, per rendere Caivano un posto dove i bambini possano crescere senza paura.

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