Cronaca
Berruto appoggia Conte: «I suoi metodi rinforzano mente e carattere, non solo il fisico» — Una difesa che rispecchia il duro spirito locale.
Conte e Napoli: il lavoro che forgia campioni, tra resilienza e identità locale #NapoliCalcio #AntonioConte #SportNapoli
NAPOLI – In una città dove il calcio è più di uno sport – è un battito del cuore collettivo – l’approccio di Antonio Conte al suo ruolo di allenatore del Napoli continua a suscitare dibattiti accesi. Mauro Berruto, l’ex commissario tecnico della Nazionale di volley e attuale responsabile Sport del Partito Democratico, ha offerto una prospettiva illuminante in un’intervista a Radio Crc, ribaltando le critiche sui ritmi serrati di Conte e trasformandole in un elogio della sua filosofia.
Come cronista che vive queste dinamiche giorno dopo giorno, non posso fare a meno di notare quanto questo metodo risuoni con l’anima partenopea: un mix di tenacia e adattabilità che, in un territorio segnato da alti e bassi, potrebbe essere la ricetta per non affondare nei momenti bui. Berruto sottolinea che “Antonio Conte non è uno che impone un metodo universale, ma un allenatore che sa leggere il contesto e comprendere le individualità dei suoi giocatori.” È un punto che fa riflettere, specialmente qui, dove i tifosi esigono non solo vittorie, ma un’identità che rifletta la nostra storia di resilienza.
Dopo la pausa concessa da Conte fino a lunedì, che ha riacceso i discorsi sui suoi allenamenti intensi, Berruto offre una difesa argomentata: il lavoro fisico non è fine a se stesso, ma un tool per costruire carattere. “Conte crede nel lavoro fisico, ma lo considera un mezzo per allenare anche la testa. Mettere il corpo in difficoltà serve a sviluppare resilienza, carattere, capacità di affrontare l’avversario con un’identità collettiva.” Da locale, mi chiedo se questo non sia esattamente ciò di cui Napoli ha bisogno oggi – in un campionato dove le sconfitte pesano come macigni sui nostri sogni – per trasformare le individualità in un gruppo coeso, capace di reagire con la stessa grinta che anima le strade della città.
La filosofia di Conte, come descritta nel libro di Berruto Dare tutto, chiedere tutto, si basa su un principio semplice ma potente: “Prima si dà, poi si chiede. E questa sequenza rappresenta la responsabilità che Conte si assume in prima persona. Quando arrivò alla Juventus dal Lecce, lavorò tre volte più del necessario per dimostrare di essere all’altezza. Lui non impone nulla che non abbia prima fatto su se stesso.” È una lezione che, nel contesto napoletano, suona familiare: quante volte abbiamo visto i nostri concittadini sacrificarsi per il bene comune, sia sul campo che nella vita quotidiana? Conte non è solo un tecnico; è un esempio di leadership che, se ben capita, potrebbe rafforzare il legame tra squadra e fan.
Certo, Berruto ammette che il calcio è cambiato, e con esso gli atleti: “Oggi gli atleti hanno una capacità d’ascolto diversa, e l’attenzione va conquistata in altri modi. Ma il principio non cambia: il risultato è ancora direttamente proporzionale a quanto e come ci si allena. E Conte questo lo sa benissimo.” Come osservatore del territorio, non posso ignorare come questa evoluzione si intrecci con le sfide locali: in una Napoli che si reinventa tra vecchi riti e nuove pressioni, l’insistenza di Conte sul duro lavoro potrebbe essere l’ancora che ci salva da derive di superficialità, ricordandoci che il successo non cade dal cielo, ma si conquista con sudore e impegno collettivo. Alla fine, se Conte riesce a instillare questa mentalità, il Napoli non affonderà – ma riemergerà più forte, proprio come la nostra città ha sempre fatto.
