Cronaca
Arzano, bocciato il Piano Urbanistico Comunale dalla Città Metropolitana: un freno alla crescita locale?
#ArzanoSottoEsame: Il Piano Urbanistico Comunale Bocciato per Rilievi Critici, un Freno allo Sviluppo Locale?
Come cronista di queste strade polverose di Arzano, non posso fare a meno di riflettere su quanto sia frustrante vedere il nostro Piano Urbanistico Comunale rimandato al mittente dalla Città Metropolitana. Qui, dove le case si accalcano e il verde scarseggia, questa bocciatura non è solo una burocrazia fredda, ma un campanello d’allarme per una comunità che lotta per bilanciare crescita e sostenibilità. Ironia della sorte, mentre i nostri amministratori spingono per modernizzare, ecco che emergono rilievi che mettono in dubbio la vera fattibilità del progetto, costringendoci a ripensare come viviamo questo territorio martoriato dall’edificazione selvaggia.
Per chi vive ad Arzano, come me, questa decisione non è una sorpresa: il nostro Comune è un puzzle di cemento e asfalto, con poche oasi verdi rimaste. La Città Metropolitana, nel suo ruolo di guardiana sovracomunale, ha puntato il dito su aspetti fondamentali, evidenziando come il piano non tenga conto delle reali esigenze del territorio. Per quanto attiene la stima del fabbisogno abitativo dall’elaborato C.1 – Relazione tecnico-progettuale del Piano programmatico, datata settembre 2025, risulta che l’analisi condotta non genera nuovi alloggi. Questo è un problema grosso, perché significa che, nonostante le buone intenzioni, non stiamo creando spazi per le famiglie giovani che scappano via per mancanza di opzioni abitative decenti. E poi, quegli Ambiti di Trasformazione Residenziale (ATR) citati, che non appaiono nemmeno sulle mappe: è come pianificare una casa senza disegnare le stanze!
Ma i rilievi non si fermano qui. Prendiamo gli standard urbanistici: il piano propone di aumentare la superficie pro-capite da 7,22 a 23,06 mq/ab, un balzo che suona ambizioso, ma che rischia di divorare ancora più terra. Le trasformazioni del Piano programmatico previste per le differenti categorie e sub categorie di servizi ATS, eccedendo i minimi inderogabili previsti dal DM 1444/68 da 18 mq/ab a 23,06 mq/ab, comportano eccessivo l’utilizzo di suolo per fini edilizi ed usi extragricoli. Da locale, vedo questo come un’overdose di cemento: le nostre strade sono già intasate, e trasformare ogni metro in edifici non farà che peggiorare il traffico e l’inquinamento. La Città Metropolitana suggerisce di limitare tutto a 18 mq/ab, privilegiando orti urbani e parchi – un’idea che, onestamente, mi trova d’accordo, perché qui da noi il verde è un lusso, non un optional.
Pensate alle “stepping zones” menzionate nei documenti, quelle aree sparse che fungono da corridoi ecologici. Le aree libere interne al tessuto edificato ed inoltre le aree di piccola superficie puntiformi o sparse, riportate nell’elaborato B.3 – La rete ecologica – come “stepping zones”, rappresentano, per le correlate funzioni ecosistemiche dovute alla loro posizione strategica, elementi importanti del paesaggio e vanno preservate dal rischio di urbanizzazione. In un Comune come Arzano, dove il territorio è quasi interamente coperto da edifici, preservare questi spazi è vitale per la qualità della vita. Io, che passeggio per queste vie tutti i giorni, so bene quanto siano rari i momenti di respiro tra il caos: trasformarli in parcheggi o centri commerciali sarebbe un vero disastro ecologico. E non dimentichiamo le zone agricole, come l’E1, che il piano voleva convertire per servizi – una mossa che sembra ignorare del tutto la necessità di tutelare quel poco di natura rimasta. Infine si segnala che alcuni ambiti di trasformabilità per servizi ATS, quali ad esempio l’ATS n. 19, 40, 11, ecc. sono localizzati in aree agricole periurbane di cui all’articolo 48 delle NTA della proposta di PTC.
Sul fronte produttivo, il piano almeno evita di aprire nuove aree, puntando a consolidare le esistenti, ma poi mescola tutto con destinazioni commerciali e terziarie. È come mischiare olio e acqua: da una parte si parla di sostenibilità, dall’altra si apre la porta a più sviluppo. E quei paradossi, come l’area per parcheggi che appare come verde pubblico sulle mappe, o la mancanza di perimetrazioni per gli insediamenti abusivi, rivelano una pianificazione superficiale. Alla fine, la Città Metropolitana condiziona l’approvazione al superamento di questi ostacoli, sulla scorta di quanto è stato possibile verificare dalla documentazione depositata in atti, si ritiene che il PUC del Comune di Arzano si potrà ritenere coerente alle strategie a scala sovracomunale ai sensi dell’art. 3 comma 4 del Regolamento Regionale n. 5/2011, subordinatamente al superamento dei rilievi sopra esposti.
Come arzanese, non posso che vedere questa bocciatura come un’opportunità per ripensare il nostro futuro: forse è il momento di bilanciare ambizione e realismo, prima che il nostro territorio affoghi nel proprio eccesso. La posta in gioco è alta – la qualità della vita delle nostre famiglie – e spero che l’amministrazione colga l’occasione per un piano più radicato nelle esigenze locali.
