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Cronaca

Arkipiù ribadisce: “Nessun legame con la camorra”, ma le ombre del territorio restano.

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Arkipiù ribadisce: “Nessun legame con la camorra”, ma le ombre del territorio restano.

#SmentitaBombaDaArkipiù: Napoli Si Interroga Sui Legami Oscuri Del Cantiere Navale

In una Napoli dove le ombre della camorra si intrecciano con le storie di impresa e inchiesta, la società Arkipiù alza la voce per difendere la propria onorabilità, negando con forza qualsiasi legame con le torbide vicende del Cantiere Navale Vittoria. Come cronista locale che vive queste dinamiche quotidiane, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo caso rispecchi la fragilità della nostra economia: accuse che partono da trasmissioni nazionali come Report e rimbalzano su testate locali, finendo per macchiare la reputazione di aziende che, almeno secondo le loro dichiarazioni, operano nel rispetto della legge. Ma è davvero così semplice scrollarsi di dosso le insinuazioni, in una città dove ogni scandalo sembra collegato a un reticolo di influenze sotterranee?

Arkipiù, attraverso il suo comunicato, non solo respinge le accuse ma denuncia una vera e propria campagna di disinformazione che rischia di danneggiare l’intero tessuto imprenditoriale napoletano. Come qualcuno che cammina per le strade di questi quartieri, vedo come queste storie alimentino il sospetto generale: da un lato, c’è la necessità di indagini trasparenti per estirpare la corruzione; dall’altro, il pericolo che innocenti paghino per mera associazione. La società insiste sul fatto che le sue attività sono sempre state legittime, e questo mi porta a chiedermi quanto pesi, sul nostro territorio, l’eredità di inchieste superficiali che confondono fatti con illazioni.

“Con il presente comunicato la società Arkipiù, il suo Amministratore ed i suoi dipendenti vogliono smentire, nella maniera più categorica possibile, ogni e qualsivoglia possibile coinvolgimento della Arkipiù nelle vicende a cui è stata, a vario titolo, associata a partire dal servizio di Report, trasmesso nella puntata del 16 novembre, dedicato all’inchiesta sul Cantiere Navale Vittoria, fino agli articoli giornalistici usciti su diverse testate locali e nazionali fra il 23 ed il 24 novembre.”

Nel dettaglio, Arkipiù critica il modo in cui è stata citata nel servizio di Report, dove un’intervista all’ex amministratore del Cantiere Vittoria ha suggerito un coinvolgimento illecito, compreso un presunto finanziamento a Roberto Cavazzana. Successivamente, il collegamento con l’attentato al dott. Sigfrido Ranucci – e quella lettera anonima che evoca la camorra – ha amplificato il caos. Da osservatore del posto, devo sottolineare come questi episodi non siano isolati: a Napoli, dove la criminalità organizzata è una piaga storica, ogni accusa del genere rischia di far deragliare non solo carriere, ma intere comunità che dipendono dall’industria navale per il sostentamento. Arkipiù ribadisce di non avere legami con attività illecite o figure criminali, e questa fermezza mi fa pensare al doppio standard che spesso colpisce le imprese locali: sei colpevole fino a prova contraria, specialmente se operi in settori sensibili.

“In particolare, nel corso del servizio di Report, in cui era contenuta una intervista all’ex amministratore del Cantieri Vittoria, viene citata la nostra società Arkipiù in modo del tutto improprio, suggerendo un presunto coinvolgimento della stessa in attività illecite e un supposto finanziamento a favore del sig. Roberto Cavazzana.”
“Successivamente, si è addirittura fatto un collegamento fra quanto era stato affermato nel servizio di Report e l’attentato subito dal dott. Ranucci, con l’emersione di una lettera anonima che avvalorerebbe la pista investigativa della camorra.”
“Tali affermazioni sono totalmente false, diffamatorie, denigratorie, prive di fondamento e lesive dell’immagine aziendale.”
“Arkipiù ribadisce con fermezza di non avere alcun legame né con le attività descritte nel servizio, né di essere mai stata a conoscenza di operazioni irregolari di qualsiasi natura, nè, a maggior ragione, di essere in alcun modo mai stata collegata a fatti e/o persone collegati alla criminalità.”
“Le attività svolte negli anni da Arkipiù sono sempre state del tutto legittime e legali, ed ampiamente trasparenti e documentate.”
“Arkipiù denuncia di essere stata vittima di un’ingiusta campagna di diffamazione e disinformazione, con il proprio nome associato illegittimamente ad attività illegali totalmente estranee alla società, nonché ribadisce l’inaccettabile correlazione insinuata tra la stessa e presunti ambienti criminali.”
“Si reitera: l’azienda non ha alcun collegamento con clan o contesti di criminalità organizzata e chiunque afferma, o solo insinua il contrario dice il falso ed è in malafede. Arkipiù ha già provveduto a sporgere querela dopo il servizio di Report ed a richiedere la smentita e la rettifica delle affermazioni calunniose in esso contenute e si riserva ogni altra azione a tutela della propria immagine, della propria reputazione e dei propri collaboratori, confidando nel rispetto della verità dei fatti e nella responsabilità dell’informazione.”

Commentando da un punto di vista locale, questa smentita non è solo una difesa legale, ma un campanello d’allarme per la nostra comunità: quante aziende napoletane, impegnate in settori chiave come la navalmeccanica, finiscono sotto i riflettori senza prove concrete, alimentando un clima di sfiducia? Arkipiù ha già avviato azioni legali, e questo potrebbe aprire un dibattito più ampio sulla responsabilità dei media nel raccontare storie che toccano il tessuto sociale. In fondo, a Napoli sappiamo bene che la verità è spesso sfaccettata, e solo indagini rigorose possono riportare chiarezza in un panorama dove l’economia lotta contro le sue stesse ombre.

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