Cronaca
ANAS avvia espropri per il tunnel Minori-Maiori: la comunità locale si ribella con la mobilitazione “No Tunnel”
#BattagliaInCostiera La Mobilitazione contro il Tunnel Minori-Maiori si Accende, Mentre ANAS Spinge sugli Espropri #NoTunnel #ProteggiLaCostiera
La Costiera Amalfitana, con i suoi paesaggi mozzafiato che incantano turisti da tutto il mondo, si trova di nuovo al centro di una controversia che minaccia di alterarne l’equilibrio fragile. Come chi vive e respira questi luoghi ogni giorno, non posso fare a meno di vedere in questo nuovo capitolo del progetto del tunnel tra Minori e Maiori non solo un procedimento burocratico, ma un potenziale vulnus per il nostro territorio, dove la bellezza naturale e storica si intreccia con le esigenze quotidiane della comunità.
L’agenzia ANAS ha dato il via ufficiale al processo per imporre il vincolo preordinato all’esproprio, riguardante la variante in galleria sulla Strada Statale 163, nella zona di Torre Mezzacapo. Questa mossa, che arriva come un fulmine a ciel sereno per molti residenti, ha immediatamente suscitato l’ira del comitato “No Tunnel Minori–Maiori”, un gruppo che da tempo difende con passione il territorio contro interventi che potrebbero snaturarlo. Da queste parti, dove ogni collina e grotta racconta una storia millenaria, simili iniziative non sono mai solo questioni tecniche; sono battaglie per preservare l’anima di un luogo che vive di turismo e tradizioni.
Ora, con l’avviso pubblicato, si apre quella che il comitato definisce una “corsa contro il tempo” delle osservazioni, un periodo di soli 30 giorni in cui cittadini, associazioni e imprese locali hanno la possibilità di esprimere formalmente le loro perplessità. È qui che emerge la vigilanza del comitato, che rivendica di aver “impedito sul nascere la politica della pubblicità appena necessaria per ottemperare alla legge ed evitare troppa partecipazione”, un’accusa che risuona come un campanello d’allarme per chi, come me, conosce le dinamiche opache che a volte circondano questi procedimenti. In un territorio come la Costiera, dove la partecipazione popolare è vitale per bilanciare gli interessi nazionali, questa finestra temporale sembra studiata per limitare le voci contrarie, anziché promuoverle.
Tra le criticità sollevate, l’attenzione si concentra sugli aspetti ambientali, paesaggistici e culturali, con un occhio ai possibili effetti negativi sul benessere della comunità, come il rumore e le polveri del cantiere. Gli oppositori puntano il dito su due aspetti particolarmente sensibili: la “prossimità alla Grotta dell’Annunziata, bene vincolato e di alto valore storico-identitario”, che rischia di essere compromessa da scavi nelle vicinanze, e la presenza di altre cavità naturali che potrebbero essere danneggiate. Ma non è solo la natura a essere in pericolo; a Maiori, il comitato solleva interrogativi diretti al sindaco, chiedendo se l’amministrazione abbia valutato l’esproprio di 100 metri quadrati dei giardini del Convento San Francesco e, soprattutto, l’occupazione di 1.000 metri quadrati destinati all’anfiteatro del porto. Come locale, so bene quanto questi spazi siano vitali per il tessuto economico: l’eventuale “una occupazione senza certezze sui tempi effettivi di lavoro e con possibilità di danni gravi per turismo ed attività commerciali” potrebbe significare un colpo durissimo alle piccole attività che dipendono dal flusso di visitatori, trasformando un’area viva in un cantiere fantasma.
Non si tratta solo di proteste locali; il comitato lancia un affondo alla politica, accusandola di ipocrisia in vista delle elezioni. “Basta chiacchiere! Non bastano dichiarazioni sulla stampa e sui social”, tuonano, invitando esplicitamente i politici di ogni schieramento a passare dalle parole ai fatti: “Inviate osservazioni all’Anas che compendino le motivazioni della vostra contrarietà all’opera”. Da chi osserva da vicino le dinamiche della Costiera, questo appello suona come una sfida necessaria: troppe volte, le promesse elettorali si dissolvono nel vento del mare, lasciando i residenti a gestire i danni concreti.
La risposta del comitato è chiara e a doppio binario: da un lato, “Scenderemo in piazza”, riprendendo le manifestazioni che hanno già animato il territorio, ma con la consapevolezza che “potrebbe non bastare” per fermare la macchina burocratica. Dall’altro, incoraggiano i cittadini a unire alla protesta azioni formali, come l’invio di “osservazioni circostanziate” entro i termini e, “laddove ne ricorrano i presupposti”, il ricorso alla giustizia amministrativa. È una strategia che riflette il realismo di chi vive qui: la mobilitazione deve essere “numerosa, documentata e determinata” per scongiurare quello che definiscono un “inutile scempio urbanistico e ambientale”, preservando non solo il paesaggio, ma anche la qualità della vita che rende la Costiera un posto unico.
In fondo, questa non è solo una battaglia contro un tunnel; è una lotta per difendere l’identità di una comunità che, tra bellezze naturali e sfide quotidiane, merita decisioni ponderate e trasparenti. La palla è ora nelle mani dei cittadini e delle istituzioni: speriamo che la voce della Costiera non venga soffocata dal rumore delle ruspe.
