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Cronaca

Allarme per minorenni aggressivi: esplode il numero di tentati omicidi. Garante locale: “Lo Stato intervenga subito, prima che sia troppo tardi”.

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Allarme per minorenni aggressivi: esplode il numero di tentati omicidi. Garante locale: “Lo Stato intervenga subito, prima che sia troppo tardi”.

#ViolenzaTraAdolescenti: Un’onda che travolge Roma e la Campania, mentre l’emergenza cresce senza freni #Prevenzione #GiovaniInPericolo #Roma

Roma e la Campania stanno affrontando un’onda montante di violenza giovanile che non è solo un dato statistico, ma un segnale d’allarme per le nostre strade e famiglie. Come cronista locale, cresciuto in questi quartieri dove la vita quotidiana si intreccia con le storie di chi lotta per non perdersi, vedo in questi numeri non solo cifre fredde, ma un riflesso delle fragilità che ci circondano: periferie abbandonate, scuole sotto pressione e una rete sociale sempre più sfilacciata. Il Garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, ha recentemente denunciato una escalation che ci obbliga a una pausa riflessiva, criticando come le istituzioni spesso arrivino troppo tardi, preferendo la repressione al dialogo.

I fatti parlano chiaro: dall’inizio del 2024, i casi di violenza tra adolescenti hanno raggiunto livelli preoccupanti. Sono 14 i minori accusati di omicidio volontario, quasi tutti italiani, e 52 quelli coinvolti in tentati omicidi, un balzo che sottolinea quanto la rabbia giovanile stia esplodendo nelle nostre città. A questi si aggiungono 28 episodi di violenza sessuale, 31 casi di stalking e un allarme crescente con 100 minori trovati in possesso di armi, di cui 99 italiani. Non parliamo solo di reati isolati; la mappa include 9 giovani accusati di associazione per delinquere e 7 legati a contesti mafiosi, dipingendo un quadro di devianza che affonda le radici nei quartieri più marginali. Qui, da Roma a Napoli, so bene quanto queste dinamiche siano legate a realtà locali: famiglie in difficoltà economica, zone dove la malavita offre un falso senso di appartenenza e giovani che vedono nella violenza l’unico modo per farsi valere.

Il sistema penale conferma questa tendenza: in Italia, ci sono 579 minori detenuti, di cui 328 italiani e 251 stranieri. In Campania, la situazione è particolarmente acuta, con 105 ragazzi rinchiusi – 79 nel carcere di Nisida e 26 in quello di Airola – mentre aumentano quelli affidati a comunità o servizi sociali. Come qualcuno che cammina per le vie di queste città, mi chiedo: è giusto che questi adolescenti paghino un prezzo così alto senza un vero supporto? “Una volta entrati in carcere, questi ragazzi devono solo pagare o vanno aiutati a cambiare? Dove è lo Stato prima che un minore diventi un numero nelle statistiche penali?” domanda Ciambriello, e io non posso che concordare, osservando come molti di questi giovani provengano da contesti che li spingono verso il baratro anziché lontano da esso.

La prevenzione, insiste il Garante, non può ridursi a mera punizione. “La prevenzione non può essere solo repressione”, afferma, e aggiunge che “Vuol dire presidiare scuole, quartieri, famiglie; costruire reti educative stabili; investire su psicologi, educatori e operatori sociali”. Dal mio punto di vista, come cronista immerso in queste dinamiche, è evidente che senza un intervento concreto – come programmi educativi mirati nelle scuole napoletane o iniziative di quartiere a Roma – continueremo a perdere questi ragazzi. Le cause sono profonde: traumi familiari, mancanza di legami affettivi e ambienti dove la violenza diventa una valuta per il rispetto. “L’adolescenza è un’età in cui l’identità si costruisce: se i bisogni di ascolto, protezione e guida vengono ignorati, il rischio di scelte estreme aumenta”, osserva Ciambriello, e io vedo questo riflesso nelle storie di giovani che incontro, intrappolati in un ciclo che sembra inevitabile.

Soprattutto, molti di questi adolescenti provengono da famiglie impoverite o invischiate in dinamiche criminali, dove i genitori sperano in miracoli invece che in veri percorsi di riscatto. “Sottrarli alla malavita, prima che sia troppo tardi”, è l’appello del Garante, e io non posso fare a meno di commentare quanto sia urgente rafforzare la presenza educativa sul territorio: progetti che insegnino alternative alla strada, come laboratori nelle periferie romane o interventi mirati nei quartieri campani. Solo con questi sforzi, “Solo così si può spezzare il ciclo di violenza e accompagnare questi adolescenti verso un cambiamento reale”.

Tuttavia, l’accusa più dura è rivolta alla politica, che sembra guardare altrove. “La politica fa troppo poco”, e “Fa troppo poco per questi adolescenti a metà, con la morte nel cuore”, conclude Ciambriello. Come giornalista locale, coinvolto in queste battaglie quotidiane, vedo questo come un monito: se non agiamo ora, con misure concrete e non solo parole, rischiamo di condannare un’intera generazione al fallimento, lasciando che le nostre città continuino a essere segnate da questa tragica emergenza. È tempo che il territorio si rimbocchi le maniche, prima che sia troppo tardi per tutti noi.

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