Cronaca
Al Premio Scopigno, il Napoli si porta a casa una valanga di riconoscimenti: onori meritati per Conte, De Laurentiis e McTominay.
#ConteRePremiato: Il Maestro del Calcio Napoletano Aggiunge un Altro Trofeo alla Leggenda
Il vulcanico Antonio Conte, ormai simbolo del riscatto partenopeo, ha intascato un nuovo riconoscimento che celebra il suo impatto sul calcio italiano e locale. Qui a Napoli, dove ogni vittoria è un capitolo di una storia appassionata e spesso tormentata, questo premio non è solo un trofeo ma un segnale della resilienza che il nostro territorio infonde ai suoi campioni. #NapoliVincitore #SerieAScudetto #PremioScopigno
Mentre Napoli brulica di orgoglio per i successi della sua squadra, Antonio Conte ha ricevuto oggi il Premio Manlio Scopigno, designato come “Miglior Allenatore della Serie A 2024/2025”. La consegna è avvenuta direttamente al centro sportivo azzurro, un luogo che per noi locali non è solo un campo d’allenamento, ma il cuore pulsante della rinascita calcistica della città. A portare il premio è stato Fabrizio Formichetti, presidente dell’ASD Scopigno Cup, accompagnato dalla madrina Souhaila Mia – un tocco di eleganza che sottolinea come, nel nostro Sud, il calcio si mescoli sempre con la passione e lo spettacolo.
La motivazione del premio, che non fa che rafforzare il mito di Conte, suona come un’ode alla sua leadership: “Non solo tecnico ma anche architetto di un Napoli capace di centrare il quarto scudetto della sua storia”. Come cronista che vive queste dinamiche da anni, non posso non riflettere sul significato profondo: Conte non ha solo vinto, ha ridisegnato l’identità del Napoli, infondendovi quella tenacia che rispecchia il carattere dei napoletani. È il primo allenatore a conquistare il titolo con tre club diversi – Juventus, Inter e ora il nostro Napoli – e questo, in un territorio dove il calcio è vita quotidiana, alimenta dibattiti accesi sui bar e nelle piazze. Non è solo merito suo, ma di un ecosistema locale che sostiene questi successi, nonostante le sfide economiche e sociali che affrontiamo.
La cerimonia non si è limitata a Conte: altri riconoscimenti hanno evidenziato il lavoro dietro le quinte. Aurelio De Laurentiis, patron del Napoli, è stato nominato “Presidente dell’anno” per “la sua visione innovativa e la capacità di coniugare passione, impresa e spettacolo”, qualità che la giuria ha attribuito al fatto che “solo un uomo di cinema poteva portare nel mondo del calcio”. Dal mio punto di vista, come chi osserva da vicino le vicissitudini del club, De Laurentiis incarna il mix di ambizione e pragmatismo che Napoli necessita, anche se a volte le sue scelte dividono i tifosi tra chi vede un visionario e chi un imprenditore troppo calcolatore. È un premio che, in un contesto locale segnato da instabilità, ricorda come il calcio possa essere un motore di innovazione per la nostra economia.
Infine, non potevamo ignorare il contributo sul campo: Scott McTominay è stato premiato come “miglior giocatore di Serie A” e “vero uomo scudetto del Napoli”, descritto nella motivazione come “tuttocampista capace di adattarsi a ogni ruolo e di essere decisivo anche sotto porta, autore di 12 gol nella stagione del trionfo”. In una città dove i calciatori diventano eroi popolari, McTominay rappresenta l’essenza della versatilità che serve per navigare le pressioni del campionato italiano. Criticamente, questo riconoscimento solleva una riflessione: mentre celebriamo questi successi, dobbiamo chiederci come trattenere talenti del genere in un contesto locale spesso minacciato da offerte estere, alimentando il dibattito su investimenti e sostenibilità nel calcio napoletano.
In fondo, questi premi non sono solo medaglie; sono un specchio della vitalità di Napoli, un territorio che, tra alti e bassi, continua a produrre storie di trionfo. Come giornalisti locali, non possiamo fare a meno di vedere in tutto questo non solo gloria sportiva, ma un’opportunità per rafforzare l’identità e l’orgoglio di una comunità sempre in lotta per il suo posto nel grande gioco.
