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Cronaca

Ad Avellino, nonna Gerarda a 100 anni sfida l’ictus e rientra a casa in soli due giorni: un simbolo della resilienza irpina.

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Ad Avellino, nonna Gerarda a 100 anni sfida l’ictus e rientra a casa in soli due giorni: un simbolo della resilienza irpina.

Una centenaria di Teora sfida l’ictus e vince in sole 48 ore: un esempio di sanità campana che funziona! #IraccontiDelTerritorio #AvellinoViva #SaluteInCampania

In un piccolo paese come Teora, dove le storie di vita quotidiana si intrecciano con la tenacia delle generazioni passate, la vicenda di Nonna Gerarda è un raggio di speranza che illumina le sfide della sanità locale. A 100 anni, questa donna dal carattere indomito ha affrontato un ictus ischemico con una forza che molti di noi, nei borghi irpini, associano alla resilienza di chi ha vissuto guerre, terremoti e cambiamenti sociali profondi. Come cronista del territorio, so bene quanto queste storie non siano solo miracoli medici, ma un riflesso delle dinamiche quotidiane: la solitudine degli anziani in zone rurali come Avellino, dove l’autonomia è una conquista, e la rapidità dei servizi sanitari può fare la differenza tra una tragedia e un lieto fine.

È bastato un momento di crisi per mettere alla prova il sistema. Nonna Gerarda, che conduce una vita indipendente nonostante l’età avanzata, ha improvvisamente perso la parola e faticato a muoversi. Il suo medico di famiglia, figura chiave in comunità come la nostra dove il rapporto umano conta più di qualsiasi protocollo, ha agito tempestivamente, riconoscendo i sintomi e allertando il 118. In poco tempo, è arrivata all’ospedale Moscati di Avellino, dove l’equipe della Stroke Unit, capeggiata dal neurologo Florindo D’Onofrio, era già in azione. Qui, la diagnosi è stata fulminea: un ictus ischemico che ha ostruito un’arteria cerebrale. I medici hanno somministrato un farmaco trombolitico, dissolvendo il blocco in modo efficace, e dopo appena sei ore, Gerarda ha ricominciato a parlare e a muoversi come se nulla fosse accaduto. Solo due giorni dopo, è tornata a casa, camminando sulle sue gambe, lasciando i sanitari e i familiari con un mix di sollievo e ammirazione.

Come qualcuno che vive e respira le storie di questi luoghi, non posso fare a meno di riflettere su quanto questa vicenda dica della sanità campana. Spesso, nei caffè di Avellino o nelle piazze di Teora, si discute delle carenze del sistema – dalle attese infinite ai tagli di fondi – ma episodi come questo ricordano che, quando funziona, è grazie alla professionalità e all’umanità di chi opera sul campo. Non è solo una vittoria medica; è un segnale per le nostre comunità, dove gli anziani sono pilastri culturali, che l’investimento in tempestività e squadre specializzate può contrastare l’isolamento geografico di zone come l’Irpinia.

«Mamma è tornata a casa camminando e sorridendo – racconta la figlia Filomena – non ci sembra vero». «Storie come questa fanno bene al cuore – ha commentato il direttore generale dell’Azienda Moscati, Germano Perito – e mostrano cosa significa buona sanità: tempestività, competenza e lavoro di squadra».

Alla fine, storie del genere rafforzano il tessuto sociale di posti come Teora, dove la vita scorre tra monti e tradizioni, e ci spingono a interrogarsi su come rendere questi successi non eccezioni, ma la norma. È un invito a valorizzare le risorse locali, perché in Campania, tra le sue bellezze e le sue fragilità, la vera forza è nelle persone che la abitano.

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