Cronaca
Ad Avellino, il caso della badante che eredita dalla persona assistita: scatta la denuncia tra dubbi locali.
Sfruttamento ad Avellino: Quando la cura diventa inganno, un’altra ferita per la nostra comunità #Avellino #CronacaLocale #Giustizia
Ad Avellino, dove le vallate del Calore custodiscono storie di vita semplice e duratura, emerge un caso che ferisce l’anima della nostra terra: una badante che ha trasformato il suo ruolo in un atto di puro opportunismo, sfruttando la fragilità di chi non poteva più difendersi. Qui, tra le pieghe della provincia irpina, questa vicenda non è solo un fatto di cronaca, ma un’amara riflessione su come la solitudine degli anziani locali si intrecci con vulnerabilità sociali spesso ignorate, lasciando campo libero a chi vede solo un’opportunità di guadagno.
Al centro di questa storia c’è una donna di 58 anni, originaria dell’hinterland napoletano, senza una dimora fissa e con un curriculum segnato da precedenti penali. Si è insinuata nella vita di un anziano residente nella media valle del Calore, un uomo la cui “conclamata demenza senile” lo aveva reso completamente indifeso. Come cronista di queste zone, non posso fare a meno di notare come figure come lei – spesso reclutate in fretta per colmare le lacune di un sistema assistenziale carente – diventino un rischio silenzioso per i nostri anziani, isolati nelle loro case di campagna, lontani da controlli regolari.
Quello che doveva essere un rapporto di “cura” si è rivelato un piano calcolato per svuotare le tasche e il patrimonio dell’uomo. Le indagini dei Carabinieri della Stazione di Mirabella Eclano, partite dalla segnalazione dei familiari, hanno svelato un’ingiustizia che si è consumata nel tempo: la donna avrebbe sottratto denaro contante e oggetti preziosi, approfittando dello stato mentale dell’anziano, che non era più in grado di comprendere le sue azioni. La beffa finale? Alla morte dell’uomo, il testamento ha rivelato che l’appartamento dove vivevano era passato direttamente a lei, un colpo che ha lasciato i parenti attoniti e che, da queste parti, fa eco a tante storie di eredità contese in famiglie un tempo unite.
Non è una novità per questa badante: pochi mesi fa, è stata arrestata per espiare una pena definitiva legata a un furto del 2013, sempre ai danni di una coppia anziana per cui lavorava. Ora, il suo dossier si allunga con accuse ben più gravi, tra cui “circonvenzione di persona incapace”, il reato che punisce chi manipola deliberatamente chi non può autodeterminarsi. Come qualcuno che vive e respira l’aria di Avellino, mi chiedo quanto ancora dovremo assistere a questi schemi ripetuti, dove la mancanza di verifiche sulle assistenti familiari – un problema endemico nelle nostre zone rurali – permette a individui del genere di muoversi indisturbati, lasciando dietro di sé solo rimpianti e vuoti incolmabili.
Le forze dell’ordine stanno continuando le loro ricerche per recuperare parte del maltolto, un piccolo passo verso la giustizia che, però, non restituirà la dignità sottratta a quell’anziano nei suoi ultimi, fragili giorni. In una provincia come la nostra, dove la comunità dovrebbe essere il baluardo contro tali abusi, questa storia ci impone una pausa di riflessione: è tempo di rafforzare le reti di supporto per gli anziani, magari con più controlli locali e una maggiore sensibilizzazione, per evitare che la solitudine diventi preda facile per l’avidità. Solo così, forse, potremo proteggere davvero chi ha costruito con il sudore le radici di questa terra.
