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Cronaca

A Vomero, l’orrore quotidiano: ex marito terrorizza 49enne con minacce letali e finisce in manette. Ancora una ferita nel nostro quartiere.

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A Vomero, l’orrore quotidiano: ex marito terrorizza 49enne con minacce letali e finisce in manette. Ancora una ferita nel nostro quartiere.

#ViolenzaDiGenereANapoli: Un Altro Dramma nel Cuore del Vomero, Dove l’Amore Diventa Terrore

In una città come Napoli, dove le storie di passione si intrecciano con le ombre della quotidianità, il Vomero – quel quartiere vivace e collinare che tanti di noi amano per le sue vie affollate e i caffè affacciati sul golfo – si trasforma ancora una volta in palcoscenico di un incubo personale. Qui, proprio mentre il mondo celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un caso di ossessione e minacce ci ricorda quanto sia fragile la linea tra amore e pericolo. Come cronista locale, non posso fare a meno di riflettere su come questi episodi, purtroppo ricorrenti nei nostri vicoli e piazze, rivelino le crepe di un sistema che, nonostante i progressi, lascia troppe donne in balia di paure ataviche. È un problema che tocchiamo con mano ogni giorno, tra le chiacchiere al mercato e le notizie che rimbalzano nei nostri gruppi WhatsApp di quartiere: la violenza domestica non è solo un fatto isolato, ma un sintomo di una società che deve interrogarsi sul suo impegno reale.

Tutto è iniziato con un atto di coraggio da parte di una 49enne napoletana, che lo scorso 11 ottobre ha deciso di mettere fine a un matrimonio asfissiante. In una città dove le relazioni familiari sono sacre e i legami comunitari forti, la scelta di voltare pagina è spesso vista come una rottura dolorosa, ma necessaria. L’uomo, un 55enne che non ha accettato la separazione né l’idea che l’ex moglie potesse ricostruirsi una vita, ha trasformato il rifiuto in un’ossessione pericolosa. I Carabinieri, guidati dalla Procura di Napoli, hanno subito attivato il Codice Rosso, una misura che noi locali conosciamo bene per i suoi tentativi di blindare le vittime, con pattuglie dinamiche intorno alle abitazioni. Eppure, come spesso accade da queste parti, le buone intenzioni non bastano a fermare chi è accecato dalla gelosia.

Ieri pomeriggio, nel bel mezzo del trambusto quotidiano del Vomero – con i suoi negozi affollati e la gente che corre per le scale – la situazione è esplosa in un agguato che ha gelato il sangue. L’uomo, ignorando i divieti imposti, ha seguito la donna fino al suo posto di lavoro, pedinandola come un’ombra in un labirinto di vie familiari a tutti noi. Le telecamere di sorveglianza, che ormai punteggiano il quartiere in un tentativo di renderlo più sicuro, hanno catturato tutto: “Tu hai un altro”, ha gridato con aggressività, bloccandola e accusandola in un delirio di tradimento. Terrorizzata, la vittima ha provato a calmarlo, ma alla fine è fuggita in cerca di riparo, un gesto che, da napoletana, mi fa pensare a quante donne del nostro territorio debbano correre per salvare la pelle in luoghi che dovrebbero essere rifugi.

Ma è un dettaglio emerso dalle indagini a rendere questa storia ancora più agghiacciante. Mentre l’uomo la aggastava, la donna era al telefono con la sorella, che ha registrato la conversazione. In quell’audio, si sente chiaramente la brutalità delle sue parole: “Ti vengo a prendere anche con il braccialetto, ti taglio la testa”. Come giornalista che vive questi racconti nel tessuto della nostra comunità, non posso non commentare quanto tali minacce rivelino un fallimento collettivo: il “braccialetto” elettronico, un tool che dovremmo celebrare come avanzamento, diventa qui una beffa, un simbolo di quanto la tecnologia da sola non basti senza un sostegno sociale più robusto. Rifugiata nella caserma dei Carabinieri della stazione Vomero Arenella, la 49enne è stata protetta grazie al dispositivo Mobile Angel – quel gadget collegato direttamente alla centrale per le vittime di stalking, che almeno in questo caso ha funzionato come un’ancora di salvezza.

Mentre i militari assicuravano la sua sicurezza e la scortavano a casa, le pattuglie hanno battuto il quartiere, setacciando le strade che tutti noi percorriamo quotidianamente. In serata, l’uomo è stato rintracciato vicino alla sua abitazione e arrestato con l’accusa di atti persecutori. Ora, sottoposto agli arresti domiciliari in attesa di giudizio, è stato fermato appena in tempo, evitando che parole come quelle si trasformassero in tragedia. Da cronista locale, mi chiedo: quante volte dobbiamo ripetere questi cicli prima che Napoli, con il suo spirito combattivo e la sua rete di associazioni, trasformi la consapevolezza in azioni concrete? Casi come questo non sono solo statistiche; sono avvertimenti che risuonano nelle nostre piazze, un invito a non abbassare la guardia in una città che ama con passione, ma deve imparare a proteggere con la stessa intensità.

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