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Cronaca

A Trecase il caos rifiuti continua: una studentessa locale denuncia l’incuria quotidiana.

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A Trecase il caos rifiuti continua: una studentessa locale denuncia l’incuria quotidiana.

Una studentessa di Trecase inchioda le istituzioni: “A che cosa serve studiare l’Agenda 2030 se chi di dovere non interviene?” #Trecase #AmbienteInPericolo #LegalitàSulTerritorio #SudItalia

Qui a Trecase, dove le strade conoscono fin troppo bene il peso dell’incuria, una giovane studentessa ha acceso i riflettori su un problema che non è solo un mucchio di rifiuti, ma un simbolo dell’abisso tra belle parole globali e la cruda realtà locale. Con una denuncia che sa di frustrazione quotidiana, lei solleva un velo su Via Ciro Menotti, quella striscia di asfalto al confine con Torre Annunziata che ormai sembra una zona di guerra dimenticata, dove l’illegalità ambientale regna sovrana e le promesse di sostenibilità suonano come eco vuote.

Immaginatevi il marciapiede sommerso da un caos di ingombranti, sacchetti neri stracolmi e detriti edili, con le cicatrici dei roghi che fumano ancora come monito per la salute di tutti noi. È un quadro desolante che non stupisce chi, come me, vive in questi quartieri e vede ogni giorno come l’abbandono istituzionale permetta a questi disastri di proliferare. La studentessa non ha solo scattato foto – le ha inviate dritte al Deputato Francesco Emilio Borrelli, vice-presidente della commissione ecomafie, trasformando un gesto personale in un appello corale contro l’indifferenza.

E qui entra in gioco il commento amaro: “Gli sversamenti e gli ecocrimini sono una delle forme più subdole e pericolose di attacco al nostro territorio, ha tuonato Borrelli”. Come cronista locale, non posso fare a meno di riflettere su quanto questa affermazione risuoni vera nelle nostre comunità, dove la criminalità organizzata sfrutta falle nei controlli per trasformare angoli come Via Ciro Menotti in discariche abusive, intascando profitti a danno della nostra aria e della nostra acqua. È un problema che va oltre il singolo episodio, radicato in un Sud Italia dove l’illegalità ambientale si intreccia con la mancanza di risorse, lasciando i giovani a studiare obiettivi di sostenibilità su libri polverosi mentre il loro quartiere brucia letteralmente.

Borrelli, da parte sua, non si è limitato a parole di condanna – e questo è un piccolo raggio di speranza in un panorama spesso grigio. Ha promesso un’interrogazione parlamentare e pressioni sugli enti locali per una bonifica immediata, oltre all’installazione di videocamere per scoraggiare nuovi scarichi. Ma, come chi conosce il territorio sa bene, non basta spazzare via i rifiuti: serve un approccio più profondo, con leggi e risorse che equipaggino magistrati e forze dell’ordine a sgominare le reti criminali alla radice. Altrimenti, rischiamo di ripetere lo stesso ciclo infinito, dove la prevenzione rimane solo un bel concetto e la repressione un miraggio.

Questa denuncia, però, è molto più di una semplice segnalazione: è il grido di una generazione che si sente tradita, costretta a confrontarsi con un’ambiente avvelenato mentre le istituzioni predicano sostenibilità senza agire. Come qualcuno che cammina queste strade ogni giorno, mi chiedo quanto ancora dovremo aspettare prima che parole come quelle dell’Agenda 2030 diventino realtà tangibili. I cittadini di Trecase, e del nostro territorio più ampio, meritano azioni concrete, non solo retorica, per rendere la legalità e la protezione ambientale qualcosa di vivo, non un ideale astratto. È un richiamo che non possiamo ignorare, se vogliamo un futuro pulito per le nostre famiglie.

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