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Cronaca

A Pozzuoli, lo spaccio resta un affare di famiglia: arrestati padre, figlia e complice.

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#PozzuoliCombatteLoSpaccio: Tre arresti in un blitz notturno mettono ko un “punto nevralgico” del traffico locale

Pozzuoli, terra di vulcani e bellezze naturali, si trova ancora una volta in prima linea nella battaglia contro lo spaccio di droga, un problema che troppo spesso avvelena le nostre strade e le famiglie del flegreo. Come cronista locale, mi chiedo quanto ancora dovremo assistere a questi blitz prima che le radici di questo male vengano davvero estirpate dal tessuto sociale – non solo colpiti i rami, ma anche le cause profonde che alimentano il mercato illecito.

L’ultimo intervento dei Carabinieri della Compagnia di Pozzuoli ha segnato un passo significativo in questa guerra quotidiana. Grazie a un meticoloso lavoro di sorveglianza e appostamenti condotti dalla Sezione Operativa, i militari hanno fatto irruzione nelle prime luci dell’alba in un appartamento di via Strada della Colmata, un quartiere che, ahimè, conosciamo tutti per essere un crocevia di attività sospette e frequentazioni notturne. È qui che il territorio puteolano, con le sue zone periferiche spesso trascurate, diventa terreno fertile per questi traffici, riflettendo una realtà che noi locali viviamo con frustrazione e rassegnazione.

Durante l’irruzione, i Carabinieri hanno bloccato sul fatto i tre sospettati: Vincenzo Solmonte, 42 anni, Oreste Orselli, 57 anni, e la figlia di quest’ultimo, una donna di trent’anni senza precedenti penali. Un mix di generazioni che fa riflettere su come il veleno della droga possa intrecciarsi con dinamiche familiari, erodendo i valori che un tempo rendevano Pozzuoli una comunità coesa. La perquisizione che è seguita ha svelato un’operazione ben organizzata, con il sequestro di varie dosi pronte per la vendita: cocaina, hashish e marijuana, per un totale di circa 40 grammi. Ma non solo la sostanza: gli agenti hanno anche portato via gli attrezzi del mestiere, come buste e cellophane per l’imballaggio, un bilancino di precisione e un telefono cellulare zeppo di messaggi e conversazioni che, senza dubbio, confermano l’impianto accusatorio.

Quello che emerge è un vero e proprio “kit” dello spacciatore, un arsenale casalingo che ci ricorda come, nei vicoli del nostro territorio, il commercio illecito si sia adattato ai tempi moderni, sfruttando tecnologia e discrezione per eludere i controlli. Da abitante di queste parti, non posso fare a meno di commentare con un velo di scetticismo: mentre applaudiamo questi successi, è evidente che operazioni come questa sono solo la punta dell’iceberg. Il flegreo, con le sue complessità sociali – disoccupazione, marginalità e scarsa integrazione – continua a nutrire un mercato che fa più danni di quanti ne fermiamo. Le forze dell’ordine meritano rispetto per la loro vigilanza costante, ma serve un impegno collettivo, dai livelli istituzionali alle comunità locali, per prevenire che ragazzi e famiglie cadano in queste trappole.

In attesa delle decisioni della Giustizia, i tre sono stati trattenuti in caserma, e questa storia ci lascia con una domanda: Pozzuoli potrà mai scrollarsi di dosso questa ombra, o dovremo accontentarci di vittorie isolate che, purtroppo, non cambiano la narrativa del nostro quotidiano?

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